Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Novembre 2018

 

Il mio gatto

Post n°347 pubblicato il 25 Novembre 2018 da je_est_un_autre

Il mio gatto, in questi giorni, somiglia a un topo arcigno e arruffato.
Non sarebbe felice di questo paragone, lo so.

Sta tutto storto, ingobbito, con una cresta cattiva.

Il muso è sempre quello. Bello in modo sorprendente.

Il resto segna evidentemente le sofferenze di questi giorni e settimane e mesi.
Non si siede mai del tutto e non sta in piedi mai del tutto. Sta lì a metà.
Non so se sta proprio male. Bene, no.
Certo, non si contorce, non si lamenta in modo evidente. Ma bene, non sta. Non sappiamo più che cosa fargli.

Oggi mi ha visto scendere ed entrare nella sua stanza: era come sempre nella cesta.

Mi ha salutato con un MEEOW che non ho saputo decifrare.

Gli ho portato un po' di ragù. L'avevo preparato nel pomeriggio.

Gliel'ho messo in un piattino del Museo Van Gogh - è un gatto raffinato.

E' saltato su con un vigore che non gli ricordavo da tempo.

Ha apprezzato. Ha fatto anche le fusa.

Era felice lui (mi sembrava), ero felice anch'io.

E basta. Per oggi è già qualcosa.

 
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Il coraggio di ascoltarsi

Post n°346 pubblicato il 18 Novembre 2018 da je_est_un_autre

Poi a volte ripenso a quel che dico e mi chiedo: ma perchè?
Del resto forse succede a chiunque: si comincia a parlare ma non si sa mica, parlando, dove si andrà a finire. Il rischio di dire fesserie è enorme. E infatti le diciamo, più o meno tutti.
Per esempio l'altro giorno, parlando con gli allievi di cose come lo studio del personaggio eccetera, mi son ritrovato a dire: "...e poi lo volete sapere come si fa a diventare attori, dico attori per davvero? lo volete sapere sul serio? ebbene ve lo dirò, ecco qua: parlate da soli! Avete capito bene: parlate, rispondetevi, contestatevi, litigate, fate le voci, regalate dichiarazioni d'amore al cielo, minacciate di morte nemici impossibili, insomma inventate, fate quello che volete ma parlate-da-soli! Vi farà bene". Chissà perchè ho detto quella cosa: mi è venuto in mente che in effetti io, questa cosa di parlare da solo l'ho sempre fatto, anche quando lavoravo in fabbrica stavo sul muletto a scaricare i camion e non facevo che parlare da solo, e ho sempre provato un certo fastidio a sentire il luogo comune che vuole essere, questa, un'abitudine dei matti.
Insomma non so perchè ma è una cosa che mi ha sempre in qualche modo riempito le giornate se non la vita.
Ma in effetti a parte questo, la regola "parlate da soli così diventate bravi a recitare" non esiste proprio e non so perchè l'ho detta: un'intuizione, un travisamento, una sciocchezza pura e semplice? Chissà.
Comunque lì mi sono fermato e i ragazzi mi hanno guardato attoniti, forse aspettandosi un commento finale del tipo "dai, scherzavo", e invece niente. Li guardavo serio serio come uno che ha regalato loro una perla segreta e preziosissima - tanto ormai la cosa l'avevo detta - e così si son portati a casa questo "insegnamento"; anzi addirittura il giorno dopo la Nadia, un'allieva anziana sempre sorridente, colta, attenta, un po' curva ma ironica e vivace ha scritto il consueto riassunto della lezione nel gruppo whatsapp (una cosa pensata a beneficio degli assenti) chiosando: "...e alla fine il regista je_est ci ha detto che dobbiamo PARLARE DA SOLI". Così, maiuscolo. Non solo non se l'era dimenticato ma lo considerava, credo, un consiglio della massima importanza. Me li immagino, adesso, che parlano da soli nelle loro case, mentre qualcuno nell'altra stanza ascolta questo che fa le vocine e s'incazza e piange e ride tutto da solo.
Delle volte si comincia a parlare e non si sa dove si va a finire e magari si creano anche un po' di mostri, ma, e lo dico tra me e me, quest'immagine mi mette addosso una certa allegria.

 
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Il sabato filosofico di un ignorante

Post n°345 pubblicato il 10 Novembre 2018 da je_est_un_autre

Forse mi piaceva di più quando mi limitavo ad aspettare il pettirosso che veniva a salutarmi sul balcone. Ma non tutti i sabati mattina escono uguali. Così certe volte apri gli occhi e ti si parano davanti le grandi domande. Tipo il tempo. Nel senso del Tempo, mica del meteo.it.
Mi sono messo a pensare: ma come è possibile che siano passati miliardi di anni senza che io me ne accorgessi? Dove minchia ero? Non  è possibile, non è concepibile che non esistessi. Fa presto la gente a dire: "non esistevi". La fanno facile, quelli. Non può essere.
Per non parlare di quando non ci sarò più. Più? No, non è possibile. Ma questa è talmente enorme che la tengo per un altro sabato.
Cioè, voglio dire, questa roba qui, di sabato mattina, è devastante. Peggio dell'idea di stirare la camicia di "Casa del Popolo" per la replica di stasera, per dire.
Poi mentre penso sento che ondeggio da una sensazione all'altra, la mia visione è sfuocata, incerta, sfumata, confusa. A dir poco, confusa.
Ad esempio l'idea di essere un puntino infinitesimale nell'universo a volte mi agghiaccia, a volte mi rassicura. Mi agghiaccia perchè è come se d'improvviso una folgorante lucidità mi facesse dire "allora è proprio vero, conto meno di un cazzo, l'avevo sempre sospettato"; mi rassicura perchè un'altra vocina mi dice: "meglio così, qualunque cosa tremenda succeda in giro, non può essere certo colpa tua".
Poi 'sti pensieri che per un bel po' mi immobilizzano tutto raggricciato nel letto, finiscono sempre per arrivare a un punto che è più o meno sempre lo stesso: tutto è vano e inutile, niente è importante.

E quindi, se tutto è vano e inutile, se tutto è solo una gigantesca commedia, perchè adesso sono qui che mi stiro la camicia?

 
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