Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Febbraio 2019

 

I Dialoghi Impossibili: Io & Arturo (XXVI)

Post n°357 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da je_est_un_autre

ARTURO: Avevo sete.

IO: Sì, ma proprio nel water devi andare a bere?

ARTURO: C'era forse una ciotola d'acqua in giro? Non mi pare. Eh, ragazzo, in quanto a ospitalità siamo carenti.

IO: Vieni su da me una volta all'anno, dammi il tempo di preparare. E invece dopo due secondi eri già là dentro.

ARTURO: Mi andava così: un'entrata in scena spiazzante e di grande tensione drammatica. Uno entra in casa e zac! si butta nel water. Mai visto prima.

IO: Certo, una performance memorabile.

ARTURO: Ah, te ne ricorderai di sicuro. Non capita a tutti di estrarre un gatto dal water.

IO: Infatti. C'è chi estrae conigli dal cilindro, chi gatti dal water. La meravigliosa varietà della vita.

ARTURO: In un'esistenza piatta e deprimente come la tua queste emozioni fanno solo del bene.

IO: Parlare con te accresce sempre la mia autostima.

ARTURO: Per accrescere del tutto l'autostima dovresti anche migliorare questo ruvido modo di accogliere i tuoi sporadicissimi ospiti. Ad esempio: è una borsa della spesa quella che vedo laggiù? Stai per uscire? Ma guarda. Vuoi un paio di consigliucci per i tuoi acquisti? Ma lo vedi quante cose faccio per te?

 

 

 

 
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Anche questa è andata

Post n°356 pubblicato il 15 Febbraio 2019 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Presente il Timelapse? E' quella tecnica cinematografica in cui si vedono tanti fotogrammi uno dopo l'altro, ma mandati velocissimi, ripresi da un unico punto di osservazione per un tempo piuttosto lungo. In questo modo è possibile vedere, chessò, il cielo con le nuvole che si muovono, le stagioni che passano, un frutto che marcisce ecc.
Oppure la platea di un teatro che si riempie.
Seduto sui gradini che salgono dalla platea al palcoscenico (e quindi ben visibile dal pubblico) è così che mi sono guardato la sala che si popolava, come in timelapse. E' stata una proposta della regista, un'ora prima dello spettacolo. "Basta che non ti venga l'ansia, che ci dovrai stare mezz'ora", mi ha detto. A me, l'ansia la fa venire un camerino vuoto e lo snocciolarsi dei minuti noiosi e tremebondi che precedono il Chi è di scena, quindi molto meglio stare lì a guardare il pubblico che prende posto e chiacchiera. Era buffo vederli un po' sorpresi dalla mia presenza lì. Facce allegre e ben disposte, ho pensato, vediamo di non deluderli.
Quelle facce sono state il giusto anticorpo per non pensare a una signora, una certa consigliera che pochi giorni addietro ha tuonato, parlando di noi in un'intervista: "Troppi soldi sono destinati a quella Compagnia, si dovrebbe ripensare la distribuzione dei fondi pubblici!". Quando mi è arrivata la notizia stavo andando a far lezione sulla mia Rolls-Royce, come sempre: il mio autista era indignato quanto me. Bah.
Ho fatto bene a non pensare a quella signora. Davanti a noi c'era un pubblico pronto a lasciarsi coinvolgere, che cerca ancora la bellezza, il riso, la commozione. E che sa che con due spiccioli cerchiamo di porgere tutto questo; si badi, non c'è nessun eroismo in ciò, è quello che amiamo fare. Ma mi si consenta per una volta, di rivendicare quello che è un piccolo orgoglio, e mi si lasci anche dire che nessuno ci specula sopra, anzi le difficoltà non finiscono mai.
E comunque alla fine è stata una magnifica serata, di autentica comunione, se posso dire così.
Grazie a chi c'era.
Per loro, e anche un po' per noi, siamo ancora qui e andiamo avanti. Potete star sicuri voi e anche quella certa consigliera. Se ne faccia una ragione.

In foto: facce felici alla fine dello spettacolo, durante l'incontro con il pubblico

 
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Waltz in Black

Post n°355 pubblicato il 04 Febbraio 2019 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Stiamo per mettere in scena uno spettacolo che per me è un vero colpo di fortuna, un incontro sorprendente e forse segretamente agognato, un'epifania; perchè mette in scena due grandi passioni della mia vita: la musica punk rock e il teatro.
Non l'ho scritto io, anche se forse, marginalmente, devo avere in qualche modo contribuito ad ispirare la giovane e acuta autrice.
In effetti, a pensarci bene, tra i quindici e i venticinque anni non mi sembra di avere fatto molto altro che ascoltare musica e andare a teatro. Poi si sa, le cose cambiano, la vita cambia noi, e così cominci ad ascoltare anche altre cose (per fortuna), e smetti anche di andare a teatro così tanto, perchè per quelle strane dinamiche che a volte succedono nella vita, quando il teatro cominci a farlo, a teatro ci vai un  po' meno.
Comunque, lo spettacolo che al punk deve qualcosa, del punk ha anche la velocità d'esecuzione e di preparazione: abbiamo fatto cinque prove, ne mancano due e tra otto giorni si debutta. Ad oggi so un quinto delle parole (sto largo) ma non  me ne frega niente perchè questo spettacolo mi fa stare già bene, la memoria arriverà.
Il 12 febbraio.
Se passate per San Lazzaro di Savena, io sono lì.


(Post veramente punk, scritto in tre minuti tra una faccenda e l'altra)

 
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