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Tabalori

Post n°425 pubblicato il 30 Luglio 2020 da je_est_un_autre

Durante il lockdown io sono stato molto col pupazzo Tabalori.
Il pupazzo Tabalori l’ho comprato all’Ikea. Il nome gliel’ho dato io al posto del nome svedese, impronunciabile, perché non sta dritto da nessuna parte. Come lo metti, si piega da una parte, o si rovescia. Dicono che sia il suo bello. Sia come sia, per me è diventato Tabalori. Non si capisce bene che cosa rappresenti, questo pupazzo: forse un cane, ma è del tutto fuori proporzioni. Certi giorni sembra imparentato con un elefante, altre volte con un orsetto.
Comunque lo costringevo a farmi compagnia. Ad esempio facevano vedere i film gratis e io mi mettevo seduto sul divano con Tabalori. Partiva il film e mi rendevo conto dopo un po’ che Tabalori non guardava lo schermo, ma la parete nuda. Gli rimettevo a posto la testa, ma dopo due minuti il muso gli ricadeva in avanti, tra le zampe, come per assecondare un’improvvisa urgenza di annusarsi le parti intime. Capirete che non è semplice organizzare un dibattito sul film appena visto, con uno così. Comunque la cosa bella è che l’avevo sempre a portata di mano, e qualunque cosa mi andasse di fare provavo di coinvolgerlo. Certo, non sembrava molto interessato a discutere con me sull’avvenenza della vicina del terzo piano, né tantomeno pareva interessato a dare un’identità all’uccello che fa un verso come il trillo di whatsapp e che staziona sul pino di fronte casa.  “Per me è un merlo, e per te?”. Niente, zero. Insomma non proprio un campione di conversazione.
In compenso era ben disposto a comparire in un giochino fotografico che ho scoperto da poco: si mette il soggetto in diverse posizioni nella stanza e alla fine si avrà uno scatto in cui il personaggio appare contemporaneamente in tutte queste posizioni: Tabalori seduto sul divano; Tabalori batte le manine (complicatissimo, vi giuro); Tabalori si tuffa giù dal termosifone; Tabalori si mette la testa fra le gambe, ecc. ecc.
Un’altra cosa che mi piaceva fare era un giochino che andava fortissimo su internet, ovvero riprodurre le famose opere artistiche, ma provateci voi a far fare la Duchessa di Urbino a Tabalori, come nel famoso doppio ritratto dei Duchi di Piero della Francesca. Il risultato era mediocrissimo.
Però insomma: cinema, fotografia, arte, non mi sono fatto mancare la cultura, ecco.
Certo, restava anche tanto tempo per pensare. Ad esempio mi veniva in mente quel giochino dell’isola deserta: cosa porteresti con te? E di solito si rispondeva: beh, se mi dovesse succedere una cosa come a Robinson Crusoe, mi porterei dietro molta roba da bere, oppure: una bella gnocca, cose così. Si rideva un attimo e si passava ad altro, come con le vignette della Settimana Enigmistica sull’isola deserta. Adesso lo abbiamo imparato, l’isola deserta è un’altra cosa. Non è l’isola che è importante, è che è deserta. Sì, è vero, a volte è meglio stare da soli che in videochiamata con la vecchia classe delle superiori, ma sapete qual è il vero problema? È che a star da soli è facile diventare filosofici. E allora ti partono le domande definitive: chi sono? Cosa faccio qui? Dove sto andando? Siccome non sono mica Platone, io ho deciso di rivolgermi al mio Venerdì, che nel mio caso si chiama Tabalori. Gli ho chiesto: Dimmi, chi sono? Cosa faccio? Dove vado?
Tabalori, coi suoi occhi a bottoncino, mi ha guardato e poi lentamente, molto lentamente, si è abbassato con la testa fino ad annusarsi il pacco. Sto ancora aspettando una risposta.

 
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