•City of Sighs•

Post N° 24


Piano. Piano."Non possiamo."Solo un cenno.La mano calda di John nella sua.Possiamo farcela. Guarda, Baby, è quasi giorno.Lo sconforto nei suoi occhi di stella. E la mano lontana, Baby che con le labbra lo pregava. Un attimo. La raggiunse. In silenzio.Un attimo.Per un attimo ho pensato d'andar via, di lasciarla sola, lei che mi ruba i respiri, lei che nei capelli nasconde il sole."Il sole, John!" quasi un gemito.Ma non si mosse.Guardavano.La Città dei Sospiri tornava a vivere la sua vita di cartone, e sussurri fra le siepi nere, occhi neri come buchi, mani nere di lavoro, e mani che tiravano su e alla sera nuovamente giù, e gridolini come campanelle senza eco, e capelli neri come radici sulle spalle delle donne, e bocche che sospiravano, sospiravano."Ancora qui...""Un'altra notte qui, Baby."Cosa c'è dietro i tuoi occhi, John, cos'è che brilla di blu?Lo sguardo nero di un bambino."Vieni" disse John.La sua mano sul suo braccio bianco.Baby la guardò.E' questo che volevi, John? Fuggire, questi occhi neri che ci scrutano e non ti fanno dormire? E non è il giorno il mio posto, non è il sole che disegna sul tuo viso sogni che avevo a salvarmi.Lasciami andare, non è con te il mio posto, ancora una volta no. Ed è l'oscurità la mia casa, è la mia tana buia. Lasciami John, lasciami.Loro sono come me.