Amina Narimi

Saresti meno spaventato forse se..


E lei non ha ancora fatto il prelievo del midollo?Chiede il professore leggendo le analisiNon rispondi ed è una rispostaSi presenti in ospedale con le analisi vedrà glielo faranno subito....Ti visita senza grazia in dieci minuti..Nell'ingombro del silenzio del ritorno l'unica frase che ti difende da ogni altro pensiero è "non mi ha fatto la ricevuta"L'assurditá della malattia,pensi,è che si svolge a porta aperta,tu ti allontani da casa e intanto arriva una raccomandata a tua nome,tuo figlio impara ad allacciassi le scarpe,danno un film che ti sarebbe piaciuto...E oltre la tristezza,oltre l'ansia di vederti via via più distante da ciò che hai costruito o distrutto con uguale impegno,oltre la possibilità dell'addio,c'è l'esperienza del dolore Non è un'esperienza univoca:separi pietra da pietra C'è il dolore acuto,che ti ha sempre riportato a casa:sasso di Pollicino,tradisce la malattia,seguendo la traccia si arriva alla fonte e alla cura;l'hai calpestato  imprecando e ringraziando insieme.E c'è il dolore cronico:sasso nella scarpa,non è un'impennata nel tempo ma coincide con il tempo stesso,ovunque vai ti segueQuando eri bambino cadevi mille volte e millemila ti ripetevano:"ora passa ora passa,ora,passa".Non ti è mai venuto il dubbio di chiedere:E se non passa? E se non passa?Ti presenti in ospedale con le analisi,lasci il tuo nome alla caposalaTi metti seduto tra persone sedute Immagini che fino a un attimo prima le stesse persone erano in affanno per risultare intelligenti,leggere libri,non farsi rovinare una maglia acrilica  in lavatrice,consegnare i compiti,prendersi spazio e ragione:persone che respiravano allargando i gomiti hanno scoperto che si respira con i polmoniTi domandi se tornati in forze,sarebbero pronti di nuovo a innalzare monumenti al niente o resterebbero in scala uno:unoTi guardi intorno sei tra persone che ti sembrano in consegna e non ti vuoi consegnare Lacaposala chiama il tuo nome e non rispondi Saresti meno spaventato forse se ti dicessero che la malattia ha a che fare con il dolore e non con la sofferenza:la sofferenza implica sopportazione,il dolore noSaresti meno spaventato foerse se ti dicessero che l'eroismo non è una regola,anzi,che la Legge 38 del 2010 garantisce l'accesso alla terapia del dolore,che hai un diritto quando sai di averloSaresti meno spaventato forse se si potesse piangere senza che qualcuno dica: FORZA!,se un'Italia da tifoseria smettesse di richiedere il colore al buio: il dolore è nero e,quando strilla,rossoSaresti meno spaventato se un malinteso senso della religione non facesse retorica della sofferenza,essere vittima non avvicina a Cristo,è pieno il mondo di poveri diavoli.Cristo è il potente tra i potenti e non per quello che subisce ma per ciò che ha mosso muove e muoverà prima e dopo e da quella croce: per la passioneSaresti meno spaventato forse se si accettasse che gli strumenti sono strumenti che con  i coltelli si uccide la gente o si taglia il pane,che con gli oppioidi in discoteca ci si sballa ma in ospedale ci si dorme qualche ora di fila.E rinunciare a un bene per l'uso improprio che ne fa il male non è saggio:lasciare impazzire un'anima in un corpo immobile.Saresti meno spaventato forse se questa non fosse la Patria della scaramanzia e le mani finissero in tasca soltanto per gli spicci o per il freddo "Dì al professore che il prelievo del midollo se lo faccia lui" ti dicono in ospedaleIl luminare.E pensi di correre da lui nel suo studio privato,lanciargli insulti,denunciarlo,non per l'errore,ma perché ti doveva rassicurare e non l'ha fatto,perché la meschinità che si accetta dietro la minaccia di un'ombra più grande,tolta la proiezione dell'ombra,ti appare per quella che è.Ma poi pensi:Dio Grazie.E ti bastaIl dolore fa crescere.I grandi poeti hanno sofferto.I grandi scienziati hanno soffertoIl dolore è una lezione,forse.Ma chi accetterebbe di farsi dieci anni di manicomio per scrivere belle poesie?di esporsi alle radiazioni e superare una guerra mondiale per vincere due Nobel?Il dolore aumenta la nostra sensibilitá e con essa la nostra capacità di conoscenza.È qualcosa di totalmente umano che ti avvicina a qualcuno mentre te ne esclude,insieme linguaggio universale e torre di Babele:tutti lo intuiscono,ma solo chi lo pronuncia lo sa Il dolore ci fa conosce più lingue,ma solo quella parola riusciamo a direLa carezza della malattia,pensi,é che si svolge a porta aperta:tu ti allontani da casa e intanto il cielo resta.Lo puoi vedere se ti affacci da uno strappo,perchè le nostre vite non sono linee rette.È un cielo di nuvole,perché le nostre vite non sono terse.È il cielo che guardano Iago e Otello,i burattini di Cosa sono le nuvole di Pasolini.Rovinati durante una baruffa in un treatrino,vengono trasportati in una discarica.È quel momento fuori dal palco,in cui nessuno li manovra,quel momento in cui i fili finalmente non sono tesi e il cielo appare per la prima volta,il momento più alto e largo della loro esistenza.E lentamente si abbandona ogni necessità di definizione."Ih,e che so' quelle?"chiede Otello ridendo"Quelle...sono....sono....le nuvole"risponde Iago"E che so' ste nuvole?""Mah""Quanto so' belle....quanto so' belle....quanto so' belle" (Da Il Sole,domenicale,Racconto  di Giulia Carcasi-campagna di sensibilizzazione per la terapia del dolore ,per sostenere la Legge 3810,grazie alla quale l'Italia,tra i primi paesi in Europa,garantisce il Diritto del cittadino ad accedere alla terapia del dolore e alle cure palliativi)Quanta aria nei polmoni.... Quanta.... Quanta...