Amina Narimi

Mãnana en la batalla piensa en mí


.. ... Mañana en la batalla piensa en mí«Forse non è la cosa più sensata, da parte di uno scrittore che scrive soprattutto romanzi, confessare che gli sembra sempre molto strano non soltanto scriverne ma anche leggerne. Ci siamo abituati a questo genere ibrido e flessibile da almeno trecentonovant'anni, da quando nel 1605 usci la prima parte del Chisciotte e ci siamo cosi tanto abituati che consideriamo del tutto normale il gesto di aprire un libro e di cominciare a leggere ciò che non ci si nasconde che è finzione, vale a dire, qualcosa di non accaduto, che non ha avuto luogo nella realtà. Cioran spiegava che non leggeva romanzi proprio per questa ragione: poiché sono accadute tante cose nel mondo, non poteva interessarsi a quelle che non sono neppure avvenute; preferiva le memorie, le autobiografie, i diari, gli epistolari e i libri di Storia.Forse Cioran non aveva torto e forse è inspiegabile che persone adulte e più o meno coscienti siano disposte a immergersi in una narrazione di cui sin dal primo momento sanno che si tratta di un'invenzione. È ancora più strano se consideriamo che i nostri libri attuali hanno in copertina, ben visibile, il nome dell'autore, spesso la sua foto e una nota biografica nel risvolto, talvolta una dedica o una citazione, e sappiamo che tutto questo è ancora di quell' autore e non del narratore. A partire da una determinata pagina, come se con quella pagina si levasse il sipario di un teatro, fingiamo di dimenticare del tutto ciò di cui siamo bene al corrente e ci accingiamo ad ascoltare un'altra voce - in prima o in terza persona - che tuttavia sappiamo essere la voce di quello scrittore, impostata o mascherata.Che cosa ci dà questa capacità di simulare?Sembra l'uomo abbia bisogno di una certa dose di finzione, dell'immaginario oltre che dell'accaduto e del reale.C'è da conoscere il possibile oltre che il vero, le congetture e le ipotesi e i fallimenti oltre ai fatti, ciò che è stato tralasciato e ciò che sarebbe potuto essere oltre a quello che è stato,talvolta morbosa curiosità,desiderio psicotico di sapere qualcosa di cui si potrebbe fare a meno.Quando si parla della vita di un uomo o di una donna, quando se ne traccia una ricapitolazione o un riassunto, quando se ne racconta la storia o la biografia, in un dizionario o in una enciclopedia o in una cronaca o chiacchierando tra amici, si è soliti raccontare ciò che quella persona ha portato a compimento e ciò che è effettivamente accaduto. Mica solo le diverse fasi della nostra vita ci risultano e ci compendiano,l'accaduto e ciò che abbiamo ottenuto, ciò che abbiamo realizzato,non soltanto costituisce la nostra esistenza.Le nostre perdite,i nostri rifiuti,le omissioni,e nostri desideri insoddisfatti, ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, tutte quelle numerose possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi - tutte tranne una, alla fin fine-delle nostre esitazioni e dei nostri sogni, dei progetti falliti e delle aspirazioni false o deboli, delle paure che ci hanno paralizzati, di ciò che abbiamo abbandonato e di ciò che ci ha abbandonati. Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati, tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto, indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che sarebbe potuto essere.Quale moleskine la finzione,forse,ci racconta tutto questo, a servirci da promemoria di quella dimensione che siamo soliti lasciare da parte al momento di raccontare e di spiegare noi stessi e la nostra vita.Si romanza,cosìDomani nella battaglia pensa a me «Vivere nell'inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto». Si subisce l'inganno,lo si pratica, raccontando soltanto una parte,non l'altra e mai le stesse a che ci circonda.E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò. E quando scopriamo che qualcosa non era come l'abbiamo vissuto - un amore o un'amicizia, una situazione politica o un'aspettativa comune e addirittura nazionale - ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com'è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell'immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno. La più completa delle biografie non è fatta d'altro che di frammenti irregolari e di scampoli scoloriti, anche la propria biografia. Crediamo di poter raccontare le nostre vite in maniera più o meno ragionata e precisa, e quando cominciamo ci rendiamo conto che sono affollate di zone d'ombra, di episodi non spiegati e forse inesplicabili, di scelte non compiute, di opportunità mancate, di elementi che ignoriamo perché riguardano gli altri, di cui è ancora più arduo sapere tutto o sapere qualcosa. L'inganno e la sua scoperta ci fanno vedere che anche il passato è instabile e malsicuro, che neppure ciò che in esso sembra ormai fermo e assodato lo è per una volta e non per sempre, che ciò che è stato è composto anche da ciò che non è stato, e che ciò che non è stato può ancora essere.il romanzo ci racconta quello che non è accaduto,ma ancora e dippiù è vero piuttosto che i romanzi succedono per il fatto che esistono e vengono letti e, a ben vedere, con il passare del tempo ha assunto più realtà Don Chisciotte che qualunque altro dei suoi contemporanei storici della Spagna del xvii secolo; Sherlock Holmes è successo in misura più ampia che non la regina Vittoria perché continua ancora a succedere ininterrottamente, come fosse un rito; la Francia degli inizi del secolo più vera e duratura, più «praticabile», è senza dubbio quella che compare nella Ricerca del tempo perdutoSapere tutto ciò - credere di saperlo, più esattamente - a volte non risulta sufficiente,talvolta comprendiamo meglio il mondo o noi stessi attraverso quelle figure fantasmali che percorrono i romanzi o quelle riflessioni fatte da una voce che sembra non appartenere del tutto all'autore né al narratoreOltretutto, credo che sia vero, molto di più di quanto si finisce per dire......Tranne i nomiMartaOfferta,violataEmersa a nudo intensa di biancoArresaTrama