Un vento largo solenneVolteggia sopra il boscoInondando l’aria come fuocoSulla quercia i geni di vidalaNel cammino impetuosodi una misa criolla
mosso da giustizia comincia qui il rumore bianco nelle fogliea percepire le singole frequenzecon tutto il corpo le pulsazionidi una parte troppo grande di sé:melodia postuma – di quieteprofondissima ferita-feritoia insieme“se incontri il Buddha, uccidilo!” t’insegnano-Lavorerò con la cenere negli occhidelle preghiere Conservando soltantociò che sono disposta a perdereDelle attese del dolore il sedimentotratterrò sulle mani la grana opaca che assorbela luce -non solo la sua immagine-il respiro del vento sembra muoverlanascondere un Dio dove meno ti aspetticancellando il resto. Solo una voceil nome che può essere pronunciato