Amina Narimi

Dal fango come a Djennè


L’altro versante non si addormentadove risiede l’Altro schieramentoil suono feroce degli occhi chiari.l’ottava bassa che ritorna.nel reciproco pensiero umaniciò che resta di loro :sa come aprirsi nell’infernoil Canto degli Angeli viene da lì il corpoche entra ogni notte. insiemesi rifàdal primo abbraccio la carnecresce come una farfalla nel fiumedei Fiumiper ricominciare dal fango, come a Djennècon falde di terra cruda bagnatacome un mattone come legante e fascidei nostri rami curvi di quercia, dei tiglia tenere la dilatazione che pioveche dilava ogni notteche erode la grande Moscheaprotetta dalle sue mura, dal delta del Niger- giocandoci dentro possiamoimpastando con l’acqua, e Noirimescolare l’argilla in continuo_                                               _bambinipreparando le scale di legno alle manigrandi che stendono il nuovostrato di pelle concreta e fragile assieme,come la Casa di Ise in Giappone, sacra.Fino al desiderio di Filemone e BauciCi alzeremo in piedi come le spighe,nel giorno del fidanzamento, doratiper l’unione delle forze. nelle animeuniti per il tronco. Fratellisulla soglia del tempioVecchiocommossicome un Canto di Natale.