Amina Narimi

Aman aman, dalla parte di Swann


Ho messo al muro la notte e  il calendario nuovodalla parte di Swann, poco sopra dove faccio colazione,la carta patinata di gennaio ancora nascosto.Ho comprato  il vischio nei sacchettini con il nastro colorato,ne ho comprati tre, uno per me e mammet,l’altro per mio padre domani, e questo è ”per te”,avrà cura dell’assenza per sempre.
 Col muso spinto in avantiai piedi tamburi fanfare nei passi,amina è andata a vedere la piena,io ripeto- narimi- minuscola donnainzuppata di bosco- rimanicon l’occhio che brilla sul dorsodove l’anima tende una lenzaal branzino che guizzapieno d’argento. per oree ore. ti dico: possiamo essere ovunquecon gli occhi che tingono il vinocon lanterne rosse di cartaporteremo dei sassolinilasceremo gli auguri cadere fin là…c’è un suono che striscia sul muro più bello di un jeko a mezzanotte sulle ombre affilate ho teso la mano cercando la fonte eretta nel vento: un pugno di ore allo sprazzo di lucedove sfugge alla regola  un filoche sale e rilascia sostanza-cos’ha da suonare- gli chiedocercando la forma alla manocome mille orchestre d’uccelli-è la notte,vuole fare la seta sui lettiportando la luce dove il sogno ha già buio-stringo forte la vistametto dentro parolenon so fare altrimentiper fermare il lamentoche “ti dice” qui accantodove hai saputo arrivareraggiungendo il cuore col suonoprima ancora del nero la cartaprima ancora del nero la cartasto col ventre ritrattonel sognoper raccogliere tutta la pioggia,una scatola di cerini, e una mamma morbidaSognare è certezza d’esistere, e starecon le braccia tutte apertea disegnare un luogo con l’aria,con un salto in braccio, da una piccola rincorsa,raggiungere ogni visofin dove cresce questa pianta umanache rotola, aman aman,come una stoffa ebraica nella panciauscendo in profonditàal lamento del fiato, claudicante.Sei una pozza di luce impregnata di coloredove il destino  mi ha fatto immergere le maniè pieno di spazi il tuo dentroda potersi  toccare le vertebre, e ancoradove mi fai scappar lo star male,colpendo ai fianchi la notte,con un sorriso,scaturisci qualcosa che si diffonde,un nido negli occhi del canto,dove si sporge  del buono,staccando la verità, e noipossiamo soltanto amareDalla parte di Swann, a casa della zia Lèonie,nella stanza ho girato il Nuovo Annoaman aman    Žute dunjeFu l’amore fra due giovani Per un mese per un anno, quando chieser di sposarsi, di sposarsi aman aman,i nemici disser no.S’ammalò Fatma la bellaFiglia unica di madre.Per guarir mi porterai, lei gli disse aman aman, la cotogna d’Istanbùl.La cotogna andò a cercarefin nella città imperiale ma tre anni lui sparì,per tre anni aman aman,per tre anni niente più.Tornò alfine con la melaMa trovò il suo funerale.Gridò a tutti di fermarsi:vi darò tutto il mio orose baciare la potrò. (trad. di Paolo Rumiz)