Amina Narimi

Con le membrane lucide dei sogni


 L’elegia ci fa trovare, al di làdell’albero più ferito,di Paesi e continenti, l’acquabuona,una cascata di perle e di animali,dove cercavo il mio menhirsulla riva del laghetto azzurro.                   Intatta immersa e protetta dall’acqua fresca                            aveva gli occhi aperti come fosse viva                                         Ridarle vita con otto stagionifu l’unica cerimonia nel cuore dell’invernoprofondo, portare licheni per nutrirlarimuovendo la brina dagli alberi.Mi toccò i capelli.Ti adoro per la dolcezza, per le manie così sia,anche nel silenzio degli uccelli,canta.è un miracolo nudo la nostra creaturale linee della mano tanti rami ead ogni dito il suo respiro fa gli anelliun panno bianco, di cielo in cielonel canto d’emergenza coincide con i sensi,a un poi, che calma, che trascinala mia immagine nel Vuotodove trovo riparo. dove ti rivelicon il viso mentre mangimentre raccogli nascosta la mia manoti do un nome, allargo tutti i ramiper avere ancora suoni e somiglianza.Nella danza fragile precipita il respiropreme il cuore, dentro quella crepa,la luce, per quel minimo d’azzurro,ti è salita fino agli occhi dalla pozzaho tolto le parole per amarti,cerva di un solo fianco, nel silenzio,venuta via dall’ombra.è con l’acqua che ti fascio il viso, ora,con le membrane lucide  dei sogni,sei un canale di biancoretra i rami fino al pettoil segno che racconta un corpoporta  il tuo Nome adesso –Rimani-nel respiro degli alberi,l’impronta più Vivatra tutte le vociAnima di gioiasul bianco del foglio-senza grida.