Amina Narimi

Con una lingua tenera.. ...


Viene dall’invisibileincarnando la presenza delle vociogni volta che accendo il fuoco a seraaffonda il verbo nella legnacon la saliva, da buio a buio,mostrando  lo spacco del sacro -la ferita,il nome-  delle rose  nei  miei fiori,sono la nostra anima                                       là dentro,nel camino acceso  in cui abita qualcosa,perché cresca la luce. Piegando le ginocchiami accuccio dove viene il rossocon la veste arrotolata fino al timoscoprendo la macchia azzurra  sul mio fiancoscintilla nuda e disarmata -immutabile simurgh- Con un piede dopo l’altro ascolto la corteccia da bruciarele piste dei sogni attraverso gli annile pulsazioni di ogni tronco – ognuno canta per anellicigolando sotto i miei talloni- sotto le piantesento gli uccelli volati via dai ramile foglie rimaste solenel rettangolo vuoto del giardino. Mi tramando,credendomi un albero,Prego, senza una parola,sono la stessa cosa. Nella panciai legni sono prontiper rinascere dal fuocomi alzo scalza con tutto il corpo,la riconciliazione nelle mani,una per una. Odoriamo di pacecome quel giorno, nella sala di commiato,non separandoti  mai da me stessa Con una lingua tenerain un bianco leggerissimo di cenereil nostro esserci è un segretoognuna canta nel pensiero