Chiuso per furia

F A M E - Cap. 1*


* non vi fate venire uno sturbo! 120 chiliMentre addento l’ennesima fetta biscottata, un pezzo cade sulla tovaglia, ovviamente dalla parte sbagliata: una nuova medaglia d’onore rosso ciliegia che va a mischiarsi alle altre, arancioni, viola, gialle. La raccolgo e la infilo in bocca, ci sarà qualche pelo di cotone ma nemmeno ci faccio caso.La marmellata cola dal bordo del barattolo, mi affascina il lento percorso di questa goccia di gelatina che va a suicidarsi sul tavolo, tengo gli occhi fissi su quella macchia di colore che dipinge la mia vita sul vetro, mentre la mia bocca continua a masticare.Finisco la mia colazione. La cucina è un delirio di avanzi. I piatti sporchi iniziano a puzzare, la ragazza delle pulizie mi ha detto che ha la febbre e non viene da due giorni, ma secondo me è solo una scusa, si vede che fa fatica ad entrare qui, mi guarda con un misto di schifo e pietà. Ogni tanto colgo i suoi occhi fissi sul mio corpo e la sua bocca non può fare a meno di piegarsi in una smorfia di disgusto. Non la odio per questo, un po’ la capisco, anche io, se mi vedessi da fuori, forse avrei schifo di me.Ormai non esco nemmeno più di casa. A lavoro ho dato fondo alla mia riserva di ferie e permessi, e tra una settimana entrerò in aspettativa non retribuita, non so come farò quando non mi pagheranno più lo stipendio, ma per il momento non ci penso. Finché posso mandare Anka a fare la spesa, non penso al resto.Solo pochi mesi fa la situazione era radicalmente diversa. Ci sono ancora sparse per casa le foto di quando ero umana. Ogni tanto ne guardo qualcuna, poi giro la cornice verso il muro: non voglio vedere, non voglio essere vista. Quelle foto erano il mio orgoglio e il mio vanto. I capelli lucidi e curati, gli occhi scintillanti, la risata franca e aperta, di chi è in combutta con l’universo. Ero bella in quelle foto, bella come solo la felicità sa rendere.Il bambino piange. Questo dannato bambino piange sempre. Era più calmo quando Luca era a casa. Spingo un po' la culla sperando si addormenti. Quando c'era Anka ci pensava lei, ma non c'è. Se fosse qui potrei mandarla a comprare del gelato. Luca le aveva proibito di farlo, ma era facile corrompere Anka: qualche vecchio top, jeans da un'altra vita e scarpe che tanto non mi reggerebbero più. Luca non si è mai accorto di queste sparizioni e il patto tra me e lei prevedeva che non indossasse mai quegli accessori in questa casa. In fondo è facile ingannare, ingannarsi. E ora non ce n'è nemmeno più bisogno.