Headless_Horseman

MARCHETTA N° 2


E' uscito nelle sale venerdì un altro Film alla cui sceneggiatura ha contribuito il mio caro amico Michele ..... e venerdì prossimo ne esce un'altro!!Michè ...... stai facendo il botto!!! Son fiero di te!!NESSUNA QUALITA' AGLI EROIDa Corriere.it MILANO - Arriva nelle sale il terzo titolo del giovanile made in Italy di Venezia 2007, quello di Paolo Franchi, di recente applaudito anche al Bergamo FilmMeeting, che tante polemiche suscitò tra le anime belle al Lido. «Nessuna qualità agli eroi» viene presentato in anteprima ai lettori di ViviMilano giovedì 27 all'Arlecchino. Il regista 39enne, bergamasco tenace e di talento, poco incline al compromesso e votato a un geniale «sadomasochismo universale», adora Buñuel e Ferreri, ed è alla sua opera seconda dopo la rivelazione della «Spettatrice». E ancora si fa notare e centra il bersaglio dell'inconscio per il modo di raccontare, per l'analitica materia da incubo freudiano, per la suggestione dei tempi, dei volti, dei silenzi. Per quella maniera personalissima di andare sottopelle con un noir in cui un uomo forse senza qualità ma di sicuro senza figli (un bravo Bruno Todeschini) incrocia in un momento particolare un ragazzo border line. In mezzo, non spieghiamo come e perché giacché il caso non esiste, c'è la figura di un padre da rimuovere e da trovare.  Per Franchi il suo film, di bella presa emotiva, è qualcosa di misterioso ma che ha un diretto rapporto con il proprio acuto senso di colpa e il riscatto della sofferenza. Tra il ginevrino depresso con signora (una magnifica, come sempre, Irene Jacob, kieslowskiana doc.) la parte del leone, quello che soffre più clamorosamente fino ad arrivare letteralmente a vomitare anche l'anima (non è una metafora) è Elio Germano. Il più lanciato, promesso e promosso non divo della nouvelle vague italiana, visto in tre film in due mesi, vive un ruolo difficile e per cui ha faticato, perfino allestendo un totem in salotto per poterlo distruggere con piacere durante i mesi di preparazione per prepararsi al fatidico, complesso piano sequenza di 7 minuti finale.   L'autore non vuole lisciare il pubblico, ma crede che certe storie alla fine siano utili anche per lo spettatore, oltre che per il regista: entrambi sul lettino. Del resto Franchi si confessa nevrotico compulsivo come da cartella clinica e i film sono le sue tesi di laurea, che in realtà sta preparando sulla psicanalisi nella storia dell'arte. Cosa esce dal cilindro del suo film nero? «Nel primo film mostravo l'incapacità di amare, in questo quella di odiare. Resta un sano nichilismo, viviamo tutti in un vuoto pneumatico». La prova è che, grazie a qualche richiamo ben organizzato (alcune scene erotiche) l'attenzione si è spostata in fretta dalle zone dell'inconscio al lato A del giovane e bravissimo attore, che ovviamente è infastidito e imbarazzato per l'attenzione ai suoi attributi. Freudianamente si doveva parlare di quello di papà: è il marketing, bellezza. Maurizio Porro