come le rondini

Il Gabbiano di Jonathan livingston


Il gabbiano Jonathan Livingston, alcune curiosità sulla favola diventata libro cultBestseller in tutto il mondo negli anni'70, Jonathan Livingston è essenzialmente una storia a alto contenuto morale e spirituale.  
   Ecco alcune cose che forse non sapevate di Alessandro Bianchi. «Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava tremolando sulle scaglie del mare appena increspato.»Comincia così, come una fiaba, “Il gabbiano Jonathan Livingston”, romanzo di Richard Bach pubblicato nel 1970. A chi ha avuto il piacere di leggere questo libro delicato ma pieno di significato, il paragone con il mondo fiabesco non risulterà completamente estraneo: gli animali pensano e parlano come esseri umani, ma riescono anche a compiere quelli che, nelle favole, sarebbero poteri magici. Dopo 45 anni dalla sua pubblicazione, parliamo di qualche elemento della storia e… della storia che ha ispirato la storia. Il protagonistaLa storia ruota intorno alla vita di Jonathan Livingston, dai suoi primi esperimenti acrobatici fino al raggiungimento della perfezione. Jon, infatti, non è un gabbiano come tutti gli altri:«La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.» L’autoreRichard Bach è uno scrittore statunitense che nasce nel 1936. Basta dare un’occhiata alla sua carriera precedente per capire come mai il volo e i suoi derivati compaiano così tanto frequentemente nella sua opera. Infatti, prima di essere uno scrittore, Bach è stato pilota riservista nell’aeronautica militare degli Stati Uniti, ha collaborato alla redazione di manuali tecnici per la Douglas Aircraft Company e, infine, è stato pilota acrobatico. Ed è senza dubbio da questa passione che nascono i desideri di volare, e di volare davvero, del gabbiano Jonathan. La quarta parteIl romanzo è diviso in tre parti: nella prima si racconta della crescita di Jon, del suo rapporto difficile con lo Stormo a causa della propria immensa passione per il volo, fino al suo esilio. Nella parte centrale Jonathan viene a contatto con un gruppo di gabbiani liberi, grazie ai quali apprende tutte le sue potenzialità; infine, nella terza parte, Jonathan è ormai adulto, e si dedica all’insegnamento del volo ad altri suoi simili. Ma prima che il romanzo venisse pubblicato, esisteva una quarta sezione che Bach aveva deciso di non includere nella versione finale, perché non era stata completata. L’ispirazione gli è venuta nel 2012, quando Bach è stato ricoverato in ospedale per quattro mesi, dopo essere sopravvissuto a un incidente col proprio idrovolante. Nella quarta parte, Jonathan ritorna a portare un messaggio di speranza allo Stormo, che nonostante adorasse il gabbiano alla follia, faticava a trovare delle risposte sulla vita.  La metaforaIl romanzo è una grande metafora che può essere letta in vari modi. Il percorso del gabbiano che impara a volare attraverso il sacrificio, la determinazione e l’uso dell’intelletto altro non è che l’apprendimento dell’uomo della gioia di vivere e del significato dell’esistenza. Ma non solo: nel corso del tempo sono state date diverse chiavi di lettura, dal cattolicesimo al pensiero positivo, passando per la New Age. Forse, una delle interpretazioni più attuali è la smentita di tutte quelle posizioni che scoraggiano i giovani sognatori. Citando il romanzo: «Se proprio vuoi studiare, studia la pappatoria e il modo di procurartela! ‘Sta faccenda del volo è bella e buona, ma mica puoi sfamarti con una planata, dico bene? Non scordarti, figliolo, che si vola per mangiare.» Una provocazione, quella del padre del gabbiano, che sarà fortunatamente smentita nel corso del romanzo. La vera storiaInterpretazioni a parte, fu Richard Bach stesso a dichiarare che il romanzo è ispirato a un pilota acrobatico che ha segnato la storia dell’aviazione mondiale durante il periodo della Grande Depressione americana: John H. Livingston, che negli Anni Trenta era considerato imbattibile. Il pilota morì nel 1974, stroncato da un attacco di cuore dopo aver testato un aereo – probabilmente senza sapere che la metafora della sua vita avrebbe fatto il giro del mondo. Le ultime parole di Jonathan«Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola.» L’ultima frase di Jonathan riporta subito alla mente un altro celebre romanzo, Il Piccolo Principe, anch’esso scritto da un aviatore: «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.»«Fa’ che non si spargano sciocche dicerie sul mio conto. E fa’ anche che non mi trasformino in un dio. Intesi, Fletch? Sono solo un gabbiano. E mi piace volare…»Non sappiamo se Jonathan Livingston sarebbe contento dell’opinione che oggi ha il mondo di lui. Forse sì, o forse la troverebbe esagerata. Noi lo vogliamo immaginare così: solo un gabbiano a cui piace volare.  dal web