Non siamo qui

Cose eRose nel mio giardino 7


… quel uomo venne accolto in casa, era sera inoltrata. Aveva  un fucile in spalla, ed io non capivo. Aveva una arma ma non sembrava essere venuto per arrecarci danno, perché tutti sorridevano, avevano negli occhi la festa. Un brivido di irrequietezza s’annidò lungo la schiena. Corsi da te amico mio, gigante buono a cui non ho mai voluto dare un nome, perché non avevo bisogno di chiamarti per sapere che c’eri. Ed ogni volta che volevo essere con te, mi bastava venire alla fossa recintata di pietre ammassate. Un’intesa fatta di sguardi, ti ho nutrito con queste mie mani. Il tuo grugnire simile ad una risata sguaiata, la tua fame insaziabile ed il fango. E pensare che per paura che tu potessi farmi male, mi avevano detto che i maiali erano simili agli orchi cattivi che divoravano i bambini. Ancora non sapevo che gli orchi non esistono, o meglio , semplicemente si chiamano uomini. E quel uomo ci raggiunse al recinto…ho paura, si avvicina al mio amico. Il compagno di mille giochi. Gli strillo di correre via. Non può sfuggire. Ti preme la canna del fucile sulla fronte e fa fuoco. Sento il tuo pianto amico mio, e gli alberi stessi vorrebbero essere altrove per non vedere. Poi stramazzi per terra nel fango come un palazzo fatto saltare. Non posso guardare. Mi strappano via da te. Ti issano capovolto, penso al Cristo ed al monte Calvario. Affondano il coltello, ti sgozzano alla vista di noi bambini, e ti lasciano appeso a dissanguare. Da allora mia sorella non mangia più carne di maiale. Io invece, amico mio, ho mangiato il tuo cuore a quel banchetto, perché era quello il giorno in cui, parte della mia infanzia sarebbe morta con te. Quello il giorno in cui avrei dovuto crescere e diventare adulto, mi dissero, ed io capii che per crescere bisognava essere crudeli. Noi eravamo gli orchi, ed avevo il pianto dentro agli occhi e il rimprovero di tutte le creature del mio regno in declino. L’ottava rosa è per te amico mio che fosti per me come Cristo che si fa carne e ci redime dai nostri peccati e dalle nostre crudeltà.