solostellacadente

UN'AMICIZIA: Ausilia e Carmela


<<Ausilia, corri, il treno parte!>> Grido’ Carmela dall’altro capo della stazione, con la maniglia della porta scorrevole del treno, in mano, un piede sul gradino ferrato e l’altro per terra, sul binario.Il capostazione fischiava e le intimava, agitando la paletta, di salire e di chiudere il portellone.Era tutto inutile. Carmela non poteva lasciare la sua amica. <<Sei sempre la solita ritardataria, distratta e testa matta! Perche’ questo ritardo?>> L’accolse con tono severo. Lei le sorrise. Gli occhi chiari erano incorniciati da una folta massa di capelli neri e lunghi. Le labbra serrate trattenevano un’ilarita’ incontenibile. Non erano comodamente sedute. Erano schiacciate l’una all’altra nel corridoio del treno, fra un  bambino in braccio a sua madre, stanca ed accaldata e due uomini sotterrati da valigie di ogni peso e dimensione. L’aria condizionata non copriva l’odore d’aria viziata né il delicato profumo d’acqua di rose. Le due amiche, unite come sorelle, si conoscevano dai tempi della scuola elementare e quella era la loro prima vacanza insieme, regalo della licenza liceale appena conseguita.In realta’, osservandole attentamente, erano abbracciate. I loro corpi stretti tendevano ad isolarle dal resto del mondo. Non stavano piu’ nella pelle! Avevano immaginato mille volte quel momento: il fischio assordante, lo stridore delle rotaie ed il ciuf-ciuf ed adesso era tutto vero.La campagna scorreva veloce cosi’ come le stazioni dei piccoli paesi in cui il treno non faceva fermate. Ridevano in silenzio e l’una conosceva i sogni dell’altra. Li sentivano fluttuare e godevano di quel momento pieno di aspettative e d’incognite. Avrebbero fermato il tempo anche solo per poter godere di quel preciso momento il piu’ a lungo possibile. Erano felici. Non sapevano di cosa e per cosa, erano felici e niente avrebbe potuto incrinare quella gioia irrefrenabile.      Dopo due ore di viaggio, trovarono i posti a sedere. Riposarono. Il capo poggiato sul poggiatesta in comune, lucido e duro, le braccia lungo i fianchi, le gambe ora accavallate, ora allungate, ora piegate con i piedi nascosti sotto al sedere.All’improvviso, con gli occhi chiusi, Ausilia disse: <<Mi ha baciato!>>Carmela si stacco’ dallo schienale di scatto, come se una molla compressa si fosse liberata e l’avesse proiettata oltre la poltrona. Non si alzo’. Non voleva attirare l’attenzione degli altri viaggiatori, due suore dai lineamenti asiatici e una coppia di giovani innamorati, dalla pelle disegnata, con i capelli sparati all’insù, i pantaloni bucati e senza toppe.L’inespressività’ del volto di Carmela diceva tutto. Carmela rimase zitta. La sua teoria era stata terribilmente smentita dai fatti, era perplessa e nei secondi che intercorsero comprese che nessun ragionamento è valido, quando il cuore batte.Il giovanotto timido, bello e malinconico aveva agito di sorpresa, d’istinto, fuori d'ogni logica  ed aveva superato ogni loro prevedibile mossa. Interminabili discussioni erano state travolte da un  bacio volante, leggero, dal sapore di gomma da masticare e di stelline in un girotondo gioioso. Un bacio silenzioso e sincero era stato il modo scelto da Gianni per dichiarare i propri sentimenti ad Ausilia. L’ipotesi di un bacio veloce in una stazione sovraffollata, accanto ad un’edicola, in piedi, in fila per comprare i giornali da leggere durante il viaggio, quell’ipotesi l’avevano scartata. Anzi, non l’avevano presa in considerazione. Un bacio preso e restituito con una carezza. Nell’aria la promessa di rivedersi presto.  Ausilia riposava. Carmela non era serena e, con gli occhi chiusi, rimuginava.Le sfioro’, il braccio e le sussuro’: <<Dormi? Io non riesco a dormire. Ausilia, vorrei parlarti! Usciamo in corridoio?>> L’amica sognava, sbuffo’ e le rispose: <<Che succede? Cos’hai?>> Carmela si rosicchiava le unghie, attorcigliava i capelli con l’indice formando dei riccioli crespi:<<Non ti ho detto una cosa! Gianni piace anche a me. E’ sempre gentile, educato. Abbiamo trascorso intere estati insieme, in campagna. I suoi avevano una villetta a pochi metri dal vecchio casolare dei miei nonni materni, alle pendici dell’etna: siamo cresciuti.>> S’interruppe per prendere fiato e coraggio. Le mani, adesso, erano bloccate sotto i jeans, all’altezza delle cosce, per fermare il tremore,  controllare l’ansia e la vergogna. Aver tenuto un segreto per anni, alla sua migliore amica, le dava un senso di vergogna.<<Ausilia, volevo dirtelo perche’ e’ importante, per me, sapere se lo ami seriamente, dal profondo del tuo cuore, se immagini una vita accanto a lui, dei figli concepiti con lui. Credo, io credo di volergli molto bene.>> Sussurrava, balbettava e temeva la cosa piu’ grave: perdere l’affetto e la stima dell’amica.Ausilia le sorrise regalandole una carezza: <<Godiamoci il viaggio, in autunno mi trasferiro’ a Catania per andare all’universita’. Avrai tutto il tempo per conquistare il tuo Gianni. Riposa, fra 2 ore arriveremo nella citta’ eterna!>>.