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Rassegna Stampa, La Nuova Vicenza

Post n°21 pubblicato il 12 Febbraio 2012 da Comitato_Laghetto

Green Way

http://www.nuovavicenza.it/2011/12/green-way-la-parola-al-quartiere/

Lo scontento c’è, ed è tanto. Ma ci sono anche posizioni più sfumate e qualche apertura di credito. Dopo la turbolenta assemblea dello scorso 1 dicembre, a Laghetto il progetto Green way (qui il nostro approfondimento) è tornato ad essere l’argomento del giorno. In prima fila, a raccogliere le ragioni di chi contesta il nuovo insediamento, c’è il comitato che segue il progetto dal 2000, quando ancora si parlava di Piano Particolareggiato numero 10. È la parte più attiva e battagliera del quartiere, quella che ha sempre alternato critiche a proposte. Ora, però, prevalgono la rabbia e la delusione per un progetto che si pensava accantonato e che invece è tornato improvvisamente ad incombere su una delle aree residenziali più verdi della città. «È tutto, tristemente, come prima – spiega Cristina Rigon, una delle voci più note del comitato - Il nuovo nome inglese riguarda un progetto con indici di costruzione del vecchio Pp10 lievemente ridotti, torna il mostro commerciale, nessuna previsione sulla viabilità, un fronte di fabbricati che ha lo scopo di collegare e invece funge da barriera».
I motivi del no sono quelli di sempre: il peso di troppe nuove abitazioni rispetto alle dimensioni del quartiere, la paura per l’eccessiva cementificazione del territorio, le preoccupazioni per l’impatto sulla viabilità, la presenza di un centro commerciale considerato inutile, il poco coinvolgimento del quartiere. A tutto questo si aggiunge poi una serie di domande ancora senza risposta: «Manca una visione d’insieme di tutti gli interventi costruttivi possibili nella zona – continua la Rigon – Le altre aree verdi attualmente non comprese nell’ambito Green Way quanto altro edificato potranno contenere? E le residenziali di completamento verso la Marosticana? Quante richieste del Bid verranno accolte? E quale sarà il futuro sviluppo per l’area del poligono di tiro? Se il Green Way viene compreso nel Piano degli Interventi, saranno i privati a dettare lo sviluppo della città? E cosa è rimasto delle tante dichiarazioni sulla necessità di tutelare il territorio, soprattutto dopo la terribile alluvione dello scorso anno? Come non sentirsi traditi?».
Preoccupazioni condivise da gran parte di chi vive tra la Marosticana e viale dal Verme. Ma trovare qualche voce fuori dal coro non è poi così difficile. Dietro il bancone del Caffè Smemorando c’è una signora cinese che, quando sente parlare di Green way e Pp10, spalanca gli occhi con aria smarrita. Al tavolo a cui stanno ammazzando il pomeriggio, invece, quattro signori si lasciano coinvolgere nella discussione. «Il progetto dell’ex Pp10? Io sono favorevole». esordisce Carla Los, una dei veterani di Laghetto («sono qui dal ’68, sono stata tra i primi ad arrivare») e la più loquace del quartetto. Dall’angolo dei videopoker la interrompe una voce maschile: «Io no che non sono favorevole, è solo un’altra colata di cemento». Ma la signora Los non si lascia intimorire. «Noi la nostra casa l’abbiamo fatta, perché dovremmo impedire ad altri di fare lo stesso? – continua – Se poi fanno anche un supermercato più grande e fornito, e una casa di riposo per anziani, tanto meglio. Se ci aggiungono un ufficio postale, sarebbe perfetto». Le preoccupazioni per il traffico, la tranquillità perduta, la perdita di verde, non la toccano. «Laghetto un quartiere tranquillo? Ci si dimentica di quando i ragazzi di qua facevano la guerra a con le bande di San Lazzaro. Il traffico? C’è anche adesso. Le case popolari? Le abbiamo già, e di solito ci sta brava gente, come da tutte le altre parti. È la città che diventa grande, è normale. Io posso capire chi è contrario, ma all’assemblea di due settimane fa hanno fatto una figuraccia: avrebbero almeno dovuto ascoltare le ragioni degli altri».
Altro bar, altra opinione. Claudio gestisce il locale all’angolo della piazzetta dalla fine degli anni ’90, e sulla nuova versione del Pp10 non ha una contrarietà di principio. «Capisco le ragioni di chi vuol costruire, ma prima di far partire nuovi progetti si dovrebbe sistemare il centro del quartiere», attacca lanciando uno sguardo verso il piazzale deserto che si intravede dietro le vetrate. «Guardi, sono le 4 del pomeriggio e non c’è nessuno in giro. Il quartiere è bello, ma è chiuso: invece andrebbe fatto vivere. Sono quarant’anni che non si fa niente. Si potrebbe dare un tocco di colore alle facciate, rilanciare il mercato, senza stravolgere nulla. Ma alla gente va bene così: vogliono la tranquillità. Solo che così diventa un dormitorio». Una signora che si ferma per un cappuccino annuisce: «Ne parlavamo prima. Siamo sotto Natale, ma sembra di essere ai morti».
In effetti, quella tranquillità che i residenti difendono a spada tratta rischia di essere letale per i piccoli commercianti della zona. Che hanno anche un altro spauracchio: il nuovo supermercato previsto all’interno di Green way. «Se aprono una nuova zona commerciale, i negozi del quartiere muoiono», osserva Mario Marchetti, titolare della cartoleria, uno che la vicenda Pp10 – Green way l’ha seguita con attenzione fin dall’inizio. «Non ti preoccupare, ne sento parlare da trent’anni, e deve ancora partire. Come le autostrade: chissà se lo faranno mai», scherza il padre. Ma il problema è reale. Tra Laghetto e dintorni ci sono già sei supermercati: i piccoli negozi di vicinato sopravvivono a fatica. «Quando siamo arrivati qua c’erano venticinque negozi: adesso hanno chiuso quasi tutti – continua Marchetti – Se fosse solo un progetto per nuove residenze e servizi, se ne potrebbe parlare. Ma di centri commerciali non se ne sente il bisogno. I residenti? Loro sono quasi tutti contrari: qualcuno di possibilista c’è, ma non molti».
E così la discussione continua. I proprietari dei terreni da un lato, i residenti dall’altro, i negozianti in mezzo. Toccherà al Comune decidere a chi dare più ascolto. E in ogni caso saranno dolori.

 
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