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Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza
Julian Janes 1984

Coscienza
"un teatro segreto fatto di monologhi senza parole e di consigli prevenienti, dimora invisibile di tutti gli umori, le meditazioni e i misteri, luogo infinito di delusioni e scoperte. Un intero regno su cui ciascuno di noi regna solitario e recluso, contestando ciò che vuole, comandando ciò che può. Eremo occulto dove possiamo studiare fino in fondo il libro tormentato di ciò che abbiamo fatto e ancora possiamo fare"

 

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I pazienti in stato vegetativo sono capaci di apprendere

Post n°2 pubblicato il 22 Settembre 2009 da BluSideris
 
Foto di BluSideris

 I pazienti in stato vegetativo sono capaci di apprendere. E'rimbalzata più o meno così la notizia della pubblicazione su Nature Neuroscience di un importante studio che ha dimostrato il verificarsi di riflessi condizionati in persone sopravvissute a gravi lesioni cerebrali. Sembrerebbe quindi la prova che i pazienti in stato vegetativo sono capaci di processi consapevoli, come l'apprendimento appunto. Se così fosse molte questioni sul dibattito di fine vita andrebbero riviste. E' più opportuno però mettere da parte l'ansia di scoperte sensazionali  in grado di risolvere così delicati nodi esistenziali e cercare di capire invece in che modo la scienza può concretamente contribuirvi.

Innanzitutto occorre chiarire che i ricercatori hanno esaminato le risposte di pazienti in diverse condizioni: sia pazienti in stato vegetativo sia pazienti con inconsitenti ma riproducibili evidenze di consapevolezza (nel gergo minimally conscious state, MCS).  Il test utilizzato, basato sul riflesso di ammiccamento, consiste nell’emettere un segnale sonoro immediatamente prima di soffiare aria in un occhio del paziente. Si è visto che ripetendo la prova più volte,  alcuni pazienti udendo il segnale sonoro chiudevano gli occhi perchè evidentemente"avevano appreso" che quello stimolo sarebbe stato seguito dal soffio d’aria. Questo tipo di apprendimento non è stato riscontrato nel gruppo di controllo, composto da pazienti sani sotto anestesia.

Come discusso dagli stessi autori dello studio,un team internazionale dell'Università di Cambridge e dell'Università di Buenos Aires, i risultati possono avere due diverse interpretazioni. I pazienti in stato vegetativo e i pazienti in MCS, pur non essendo capaci di movimenti e risposte volontari,  conservano in parte la capacità di processi consapevoli. Alternativamente alcune forme di apprendimento sono possibili anche in condizioni di "non coscienza". Fa  propendere per la prima ipotesi il fatto che il livello di apprendimento osservato si è rivelato un buon predittore delle possibilità di guarigione/recupero. A favore della seconda interpretazione invece è l'aver osservato questo tipo di apprendimento in organismi poco evoluti, che con molta probabilità non hanno nulla di assimilabile a una coscienza.

La corrispondenza dei risultati ottenuti dal test con quelli rilevati da altre tecniche di valutazione (analisi anatomiche, funzionali e comportamentali) ha dimostrato in ogni caso il valore predittivo di questo tipo di indagine che, quindi aggiunge un altro importante tassello alla comprensione di questi stati di coscienza.  Non chiude però questioni difficili come quelle sul fine vita, ne conferma invece ancora una volta la complessità. Un livello di complessità che male si presta quindi a conclusioni facili e affrettate.

Fonte: Bekinschtein TA, Shalom DE, Forcato C et al. Classical conditioning in the vegetative and minimally conscious state. Nature Neuroscience 2009; doi:10.1038/nn.2391.

 

 
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