La vita non libero

Post N° 4


LA PAURA Konstantin era terrorizzatto dalle minacce fatte dall'altro nei confronti dellasua famiglia. Uccise il 'padrone' per desperazione.Periza sul giovane sordomuto. Quando ha tagliato la gola al suo aguzzino, Konstantin era parzialmente incapace di intendere e di volere. E' il risultato della perizia effettuata sul  giovane russo sordomuto che la sera del 6 febbraio scorso uccise  in un residence di Cattolica Grigory Lapkin, 32 anni, che tutti chiamavano 'il brigadiere'.Un uomo temuto per la sua ferocia e che aveva ridotto a schiavi i giovani connazionali audiolesiche costringeva a vendere gadget per tutta la riviera, portandosi via ogni guadagno e riducendoli spesso alla fameKONSTANTIN, 23 anni, era  uno delle sue vittime, ostaggio del 'padrone' da cingue anni. Anche a lui comeagli altri, aveva ritirato il passaporto, costringendolo a macinare centinaia  di chilometri per vendere  pupazzetti e accendini in locali, ristoranti. Più volte Konstantin l'aveva implorato di farlo tornare a casa, ealmeno per Natale, ma non c'era stato niente da fare.Da anni non vedeva i suoi genitori e nel febbraio scorsoci aveva riprovato.L'altro aveva risposto beffardo con l'ennesimo <<no>>, ma a far precipitare il ragazzo nelladisperazione, era stata la decisione di Lapkin di separarlo dalla sua ragazza, anche lei sordomuta, anche lei 'schiava'. Ma la giovane non guadagnava abbastanza e 'distraeva' Konstantin.Cosi se n'era liberato, senza immaginare cosa avrebbe scatenato. QUELLA sera , Konstantin era  andato a casa di Lapkin, insieme ad altri due connazionali. L'aveva pregatoancora di lasciarlo andare,ma quello si era fatto una risata e se  n'era andato a letto.Qualcosa si era rotto in Konstantin, e poco dopo come un automa aveva afferrato un coltello della cucina e si era deretto nella camera da letto del padrone. Si era avvicinato, poi aveva chiuso gli occhi e aveva vibrato la coltellata che aveva tagliato la gola a Lapkin. Subito dopo, Konstantin si era presentato ai carabinieri per costituirsi. Magro da ar paura, la faccia da ragazzino stravolta dallo choc, si era limitato a dire:<<Non ce la faccevo più. Volevo essere libero>>.Ieri mattina,il perito del giudice ha depositato la sua perizia. Le cui conclusione, se da un latoescludono che l'handicar del ragazzo possa avere pesato sulla capaità di intendere e di volere, a farlo è stata invece la situazione che stava vivendo.La disperazione, il firte stres quotidiano, la paura per la sua famiglia  in patria (le minacce di rivalersi su  di loro  erano continue) e le vessazioni. Come finirà per Konstantin, difeso dall'avvocato Carlo Beltrambini, lo deciderà il giudice, il 16 gennaio 2008, giorno fissato per il processo con rito abbreviato.Il ragazzo era parzialmente incapace di volere.