CONTROSCENA

Rivieccio porta Minnelli al cabaret


«Il padre della sposa», tratta dall'omonimo film diretto nel '50 da Vincente Minnelli, è una commediola sentimentale ormai piuttosto datata. Parla di un genitore che non accetta di «cedere» la figlia a un genero quando, oggi, il problema dei padri e delle madri è semmai che i loro rampolli di andarsene di casa non ne vogliono sapere. E allora Gino Rivieccio, che ne è protagonista al Diana, l'affronta nell'unico modo possibile e, del resto, preventivabile: cucendosene letteralmente addosso la trama e i contenuti.   Rispetto al testo di Caroline Francke, adattato da Mario Scaletta e «personalizzato» da Gustavo Verde, Rivieccio si cala dunque nel ruolo di Giovanni, un dentista manco a dirlo napoletano e coniugato con Michelle, manco a dirlo francese perché ad interpretare il ruolo, anch'esso letteralmente cucitole addosso, è Corinne Clery.   Di conseguenza, al posto del Dry Martini di Minnelli (la garbata ironia esercitata sulle abitudini della famiglia media americana e le manie legate, appunto, ai preparativi per il matrimonio), qui viene offerto il robusto cocktail seguente: due terzi abbondanti di cabaret, un terzo di farsa (con tutti gl'ingredienti del genere, a partire dallo scambio delle parole) e una spruzzata di frecciatine all'attualità, il tutto agitato al ritmo di gag e lazzi occhieggianti ai più accorsati varietà e avanspettacolo.   Così, con gli alti e bassi del caso, si naviga, poniamo, fra battute come «La prima causa di divorzio è il matrimonio» e dialoghi come: Michelle: «Come stanno i miei capelli?» - Giovanni: «Sarkozy-kozy», fra un traffico «allucinogeno» al posto del traffico allucinante e un «pirla» di marito al posto della perla di marito. E non mancano né il coordinatore di matrimoni checca né l'uso della lampada stroboscopica per ottenere, giusto, l'accelerazione da comica finale.   Il meglio viene, s'intende, con la specialità di Gino, i monologhi iperbolico-surreali: vedi la telefonata negli States condita con i vari Gelmini e Marchionne. Fra gli altri, diretti con mestiere da Marco Parodi, spicca una godibilissima Milly Falsini (Costanza). Alla «prima» molte risate e confetti per tutti all'uscita.                                                 Enrico Fiore(«Il Mattino», 2 aprile 2011)