CONTROSCENA

La Cina di Lepage tra Mao e McDonald's


Il tema centrale di «Le dragon bleu» - lo spettacolo di Robert Lepage che ha aperto al San Carlo la quarta edizione del Napoli Teatro Festival Italia - è quello della transizione: sia dal punto di vista della trama e dei contenuti, ovviamente, che (in maniera ancor più determinante) sul piano della forma. E la chiave per «leggere» l'insieme sta nella battuta iniziale circa la linea dell'orizzonte, la linea che «separa il cielo dalla terra, l'alto dal basso, il visibile dall'invisibile».   Ritroviamo qui il Pierre Lamontagne de «La trilogie des Dragons», che nell'87 rivelò all'Europa l'originale talento del regista canadese. In questa sorta di sequel, si è trapiantato a Shanghai, e interagisce con la pubblicitaria Claire Forêt, anch'ella venuta dal Canada, e con la giovane creativa cinese Xiao Ling, a sua volta in continuo transito da una città all'altra. E sullo sfondo c'è, manco a dirlo, la transizione dalla Cina di Mao a quella del post-capitalismo rampante e dilagante, con gli annessi problemi della crisi della famiglia tradizionale, del traffico delle adozioni, dell'arte prostituita al mercato e, naturalmente, del consumismo drogato di oggi.   Ma - trattandosi di uno spettacolo concepito e allestito da colui ch'è stato definito «il visionario di Quebec City» - contano soprattutto, come anticipavo all'inizio, gli effetti derivanti dalla commistione dei linguaggi (nella fattispecie quelli del teatro, del cinema, della danza e della pittura) in cui Lepage è maestro. Raggiungono l'acme, quegli effetti, attraverso la combinazione dei corpi degli attori con le immagini proiettate, nelle quali i corpi stessi entrano come se ne costituissero una componente.   Basterebbe, al riguardo, l'esempio dell'illusione della pioggia creata con la fitta caduta di gocce proiettata su un'attrice in carne e ossa. E il tutto è benedetto da un'ironia tanto lieve quanto decisiva: vedi, poniamo, la fusione tra un tonitruante film cinese d'arti marziali e la pubblicità televisiva di un classico panino McDonald's. Si poteva rendere in maniera più icastica ed efficace la vertiginosa trasformazione economica e culturale che ha investito la Cina?   Certo, qualche manierismo non manca. Ma, in compenso, gl'interpreti (Henri Chassé, Marie Michaud e Tai Wei Foo) sono bravissimi a rendere il testo (minimale come si conveniva) degli stessi Lepage e Michaud. Applausi dilaganti.                                                      Enrico Fiore(«Il Mattino», 28 giugno 2011)