CONTROSCENA

Una tomba chiamata San Ferdinando


La recensione di «Compagnia Totò», di cui al post precedente, suggerisce qualche breve riflessione a proposito del San Ferdinando.   Ricordate i peana e le mandolinate che si son susseguiti circa «le magnifiche sorti e progressive» di quel teatro da quando fu donato alla città da Luca De Filippo? Chi annunciava che sarebbe diventato la sede di una biblioteca e di un centro studi dedicati alla gloriosa tradizione scenica napoletana, chi prometteva che (come seconda sala dello Stabile nostrano) sarebbe stato rilanciato attraverso una programmazione di rango, chi assicurava che vi sarebbero arrivati a tenere laboratori personaggi del calibro di Ronconi…   Ebbene, eccolo qui, il San Ferdinando: pressoché ignorato dal pubblico, è ridotto a una tomba. E già fa pena entrare nella piazza che lo ospita, intitolata a Eduardo De Filippo e affogata in uno squallore e in una sporcizia vomitevoli. Di lato all'ingresso del teatro fanno bella mostra di sé quattro, diconsi quattro, cassonetti della monnezza posti l'uno affianco all'altro; e si arriva all'ingresso camminando su un vero e proprio tappeto di rifiuti.   Questa è la situazione. Ed è la situazione in cui vengono mandati allo sbaraglio anche gli artisti napoletani più illustri: come, tanto per fare un esempio, Angela Pagano, che - arrivata nel dicembre del 2008 al San Ferdinando pur con uno spettacolo eccellente, «Lillipupa» - dovette andare avanti per dieci giorni con una media di una trentina di spettatori a sera. Anche perché nelle strade cittadine non erano stati affissi i manifesti del caso.   Non è che qualcuno dovrebbe vergognarsi, almeno un po'?                                              Enrico Fiore