CONTROSCENA

"Il vizietto" di parlare francese


Se nel 1999 Giuseppe Patroni Griffi, regista dell'allestimento de «La Cage aux Folles» di Jean Poiret (titolo italiano «Il vizietto») presentato dall'Augusteo al Politeama con Johnny Dorelli e Paolo Villaggio protagonisti, si concedeva troppo facili ammiccamenti all'attualità, adesso Massimo Romeo Piparo, regista dell'allestimento del musical di Herman e Fierstein tratto da quella commedia e presentato all'Augusteo con Massimo Ghini e Cesare Bocci protagonisti, si concede troppo superflue interiezioni in francese: a Saint Tropez, dov'è ambientata la notissima storia di Albin e di Renato, in quale altra lingua dovrebbero parlare?   La cosa maggiormente strana, comunque, è che - mentre nelle fotografie del programma di sala e delle locandine Ghini (Albin) e Bocci (Renato) si riferiscono, evidentemente, a Michel Serrault e Ugo Tognazzi, l'Albin e il Renato del film di Molinaro - sul palcoscenico il «femminile» risulta esibito più da Bocci, il «marito», che da Ghini, la «moglie» e, per giunta, la drag queen che, col nome d'arte di Zazà, furoreggia nel night club («La gabbia delle pazze») di cui nel titolo. Un'idea potrebbe essere quella di scambiarsi i ruoli ad ogni replica, come facevano Gassman e Randone nell'«Otello». Troppo difficile?   In ogni caso, annoto che Bocci si distingue sul piano del canto e Ghini sul versante della recitazione. E quest'ultimo deve pure calarsi, sempre in omaggio alla predilezione di Piparo per il pleonasmo, nei panni della Marilyn Monroe di «Quando la moglie è in vacanza», quella che si ritrova con la gonna bianca sollevatale dal passaggio di un treno della metropolitana. Ma qui è passato solo il tempo, ad esempio per il Jacob di Russell Russell che già compariva nello spettacolo di Patroni Griffi.   Infine, davvero Ghini e Bocci credono, come dichiarano, che tocchi a «Il vizietto» sdoganare l'omosessualità?                                                              Enrico Fiore(«Il Mattino», 11 marzo 2012)