CONTROSCENA

Pinter e "L'amante" fatto di parole


Sono addirittura raffinate le parole che si scambiano Richard e Sarah, i coniugi protagonisti de «L'amante» di Pinter: tanto raffinate e sorvegliate da rovesciarsi nell'ineffettualità, e in un irrimediabile spiazzamento rispetto alla vita. E solo d'esse, in effetti, è costituito il reciproco tradimento (lui con una prostituta, lei con Max) che Richard e Sarah hanno inventato per ridare fiato e sapore al loro stanco matrimonio.   Ebbene, Elena Bucci e Marco Sgrosso - registi e interpreti dell'allestimento di quell'atto unico presentato alla Galleria Toledo dal Centro Teatrale Bresciano e dalla compagnia Le Belle Bandiere - centrano il nodo drammaturgico descritto con inventiva e precisione assolute: nel senso che per un verso dilatano lo spazio delle parole (spesso le battute si ripetono registrate, come in un eco) e per l'altro riducono drasticamente la consistenza del dato realistico (vedi, poniamo, i semplici due lenzuoli che fanno le veci del letto matrimoniale).   In tal modo, si capisce, i personaggi finiscono ad essere non più che oggetti di scena. E infatti, si muovono su una pedana, mentre - a titolo di spia d'allarme circa la finzione di cui sopra - con un'altra bella invenzione registica ci viene mostrato Richard che indossa a vista (e a vista smette) gli abiti del fantomatico Max, del resto esibiti su un servo muto fin dall'inizio.   Non manca, quindi, l'adeguata sottolineatura dei momenti di surreale comicità determinati da Pinter: e anche per la strada del contrasto, allora, si giunge a marcare la vera natura di questa pièce, che soltanto all'apparenza è squisitamente borghese.   Inutile, infine, affidare per l'appunto alle parole il giudizio sulla bravura di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Andate a sentirli e, soprattutto, a vederli. In tempi di magra come i nostri, ne vale davvero la pena.                                          Enrico Fiore(«Il Mattino», 16 marzo 2012)