CONTROSCENA

Dedica di Moscato al fratello Salvio


«Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto / Ma nel cuore / nessuna croce manca / È il mio cuore / il paese più straziato». Sì, davvero Enzo Moscato potrebbe farli suoi, quei versi di Ungaretti. Dopo aver aperto la stagione del Nuovo con la riproposta di «Compleanno», lo spettacolo in memoria di Ruccello, adesso presenta al San Ferdinando una riproposta di «Ritornanti» che - giusto il sottotitolo «Parole da un non luogo» - si rivela come una commossa dedica al fratello Salvio, morto esattamente un anno fa.   Per la cronaca, gli attori in campo (lo stesso Moscato, Cristina Donadio e Giuseppe Affinito) interpretano, rispettivamente, «Spiritilli», «Cartesiana» e appunto «Parole da un non luogo», il testo composto per l'occasione; «Little Peach»; «Rondò». Ma i momenti alti (e, s'intende, più emozionanti) sono quelli in cui sulla pantomima di Carlo Guitto, che imita gesti e movimenti dello scomparso, s'innesta la voce registrata di Salvio che recita brani di «Kinder-Traum Seminar» e «Magnificenza del Terrore».   Tra le sagome che riprendono dalle edicole dei vicoli l'immagine tipica delle anime del Purgatorio, ne compare una nuda che a poco a poco viene rivestita e accoglie, ai suoi piedi, la chitarra di Salvio. È l'equivalente della sedia vuota che compariva in «Compleanno». E come in «Compleanno» Enzo Moscato quasi abbracciava, da dietro, quella sedia, così, adesso, si abbandona a una danza lieve intorno a quella sagoma, sussurrando una trasognata «Palummella».   Si determina, dunque, la koinè fra i vivi e i morti che già spasimava in «Co'Stell'Azioni». E penso che il sottotitolo di questo «Ritornanti» richiama la definizione del teatro che spesso mi ripeteva Carmelo Bene: «È il non luogo del nostro buio». Perché questo fa talvolta il teatro: trasforma il passato in un eterno presente.                                                  Enrico Fiore(«Il Mattino», 17 marzo 2012)