CONTROSCENA

Maria De Filippi trapiantata in Irlanda


Dunque, Claudio Santamaria e Filippo Nigro - protagonisti dell'allestimento di «Occidente solitario» che Gli Ipocriti e l'Associazione Teatrale Pistoiese presentano al Nuovo - hanno dichiarato al Tg3 regionale che ogni sera tornano in camerino pieni dei lividi e dei graffi che si sono inflitti a vicenda mentre interpretavano, rispettivamente, i personaggi di Coleman e di Valene, i due fratelli in perenne conflitto portati in scena dal drammaturgo irlandese Martin McDonagh.   Ma, a parte l'esagerazione (che facciamo, trasformiamo il Nuovo in un'astanteria?), proprio una simile dichiarazione costituisce la controprova dell'incongruità di questo spettacolo. A fronte dell'evidentissima valenza metaforica dei personaggi in campo (il mangione Coleman, il collezionista di statuine sacre Valene, il parroco suicida Welsh, la distributrice di whisky a domicilio chiamata Ragazzina, autentico Angelo Custode etilico), il regista Juan Diego Puerta Lopez opta per il solito bozzetto realistico trucido e scalcagnato.   Si tratta, però, di un realismo tutto particolare. Puerta Lopez si mette in tasca, in un colpo solo, e il realismo a carica fiabesca di Calvino e il realismo magico di Borges e García Marquez. Se deve leggere, lì nel piccolo villaggio irlandese di Leenane, Coleman - tra un pugno al fratello, una manciata di patatine, un rutto e un'accurata esplorazione delle fosse nasali - si legge «Diva e donna» con tanto di Maria De Filippi in copertina.   Ovviamente, poi, lo scopo - ad onta della «commedia nera», dello «stato d'infelicità quasi compulsivo» e del «delirio» di cui nelle note di regia - è quello di suscitare la risata più a buon mercato possibile. E la traduzione di Luca Scarlini si aggrappa, nel merito, soprattutto alla parola «ca…» ripetuta (come c'informa sempre Santamaria) per ben 150 volte. Insomma, Ragazzina, qua un whisky, per tirarsi su, ci vuole davvero.                                      Enrico Fiore(«Il Mattino», 31 marzo 2012)