CONTROSCENA

Un "Otello" da ridere pensando a Eduardo


A partire, poniamo, dalla «Francesca da Rimini» di Petito per finire, sempre sotto specie d'esempio, a «Uomo e galantuomo» di Eduardo De Filippo, nella tradizione farsesca nostrana occupa un posto di rilievo il tema dei guitti che, per circostanze varie, si trovano d'improvviso alle prese con un classico al di fuori delle loro possibilità. E adesso Francesco Paolantoni, al debutto sia come autore che come regista, rinverdisce quel tema nei due atti - intitolati «Hotel Desdemona» - che presenta all'Acacia.   Stavolta si tratta del regista della compagnia amatoriale «I Classici Filò», il quale, stufo di mettere in scena i soliti Scarpetta e, appunto, Eduardo, decide - contro il parere dei suoi compagni, propensi a «Il medico dei pazzi» e «Natale in casa Cupiello» - di allestire nientemeno che l'«Otello» di Shakespeare. Ed è sin troppo facile immaginare quel che ne segue: assistiamo a un'autentica girandola di gag, dalla diatriba sul numero di gambe che ha il tarlo (della gelosia, naturalmente) alla continua irruzione, fra le auliche battute del Bardo, di tutti i possibili problemi privati degli scalcagnati teatranti in campo.   Il vero regista dello spettacolo viene ad essere, dunque, il cellulare che quei problemi scaraventa dall'esterno sul palcoscenico, così determinando, insieme, il puntuale rilancio dell'azione e gli effetti comici che ne derivano. E il paradosso (ma voglio dire un paradosso felice) è, poi, che l'acme delle risate e degli applausi lo si tocca quando, persino dichiaratamente, Paolantoni ricalca le irresistibili invenzioni di Eduardo: imitandone la voce che donava a Luca Cupiello e, soprattutto, rifacendosi agli equivoci e alle stroppiature di parole della prova di «Mala nova» di Bovio che proprio in «Uomo e galantuomo» deflagra.   In breve - e a parte qualche lungaggine e qualche ambizione di troppo (vedi la pretesa di analizzare la crisi della cultura in Italia solo attraverso frettolosi accenni) - «Hotel Desdemona» conquista il non trascurabile merito di offrire l'ennesima prova di quanto siano ancora oggi efficaci i meccanismi del teatro popolare napoletano d'autore. E questo lo si verifica anche con le scene tagliate e gl'inserti speciali che, a mo' di un dvd, vengono al termine proposti in platea.   A un simile risultato concorre, s'intende, la tenuta degl'interpreti, che perciò vanno citati tutti: accanto a Paolantoni, Tonino Taiuti, Susy Del Giudice, Andrea Di Maria, Lucia Rocco, Arduino Speranza e Rino De Luca.                                           Enrico Fiore(«Il Mattino», 17 aprile 2012)