CONTROSCENA

Il laboratorio dei dialetti di Baia


«Viento 'npoppa!». Questo il saluto benaugurante che, come Mimmo Borrelli mi ha scritto, gli dà il nonno pescatore. E un soffio potente, in effetti, ha gonfiato alla partenza le vele nuove di zecca del Mirabilis Festival, la rassegna del racconto d'autore che, ideata e diretta dallo stesso Borrelli, sta svolgendosi nel complesso archeologico delle Terme di Baia.   A Toni Servillo, che ha aperto il programma con il proprio recital (a sua volta e per davvero mirabile) sui poeti e i drammaturghi di Napoli, è seguita infatti Anna Mazzamauro con l'altrettanto irresistibile one woman show «Quando eravamo… da sola».   Il pezzo forte della performance della Mazzamauro, che ha esordito sul filo dell'autoironia («A me "se vieni a letto con me ti faccio fare il cinema" non l'ha mai detto nessuno. Mi hanno sempre detto "se vieni a letto con me ti faccio fare il letto"»), era, naturalmente, il suo cavallo di battaglia, la rievocazione di Anna Magnani culminante nel celebre e bellissimo assolo della «Fioraia del Pincio». E poiché quella canzone faceva parte della rivista «Quando meno te l'aspetti», scritta dal napoletano Michele Galdieri e che vedeva accanto a Nannarella nientemeno che Totò, ecco che tutto si tiene.   Voglio dire che, al di là dei meriti che va conquistandosi sul piano strettamente spettacolare, il neonato Festival di Borrelli si pone come un prezioso laboratorio linguistico, che compie il lodevolissimo sforzo di opporre al dilagante imbarbarimento e appiattimento della parlata corrente la nobile e creativa vitalità dei dialetti.   «'Nterra, na pala 'e cavece / cummoglia 'a macchia 'e sango» e «Che m'importa si nun trovo da scaja'?». Viviani e Roma. E stasera arriva la Medea secondo Borrelli, quella madre terribile i cui figli «so' piezze 'i sfaccimma». S'incontrano il crudo referto di cronaca, il rassegnato disincanto e l'urlo rabbioso degli esclusi. Che volete di più da una piccola rassegna ancora in fasce?                                         Enrico Fiore(«Il Mattino», 28 aprile 2012)