CONTROSCENA

Sorelle d'Italia con talento


In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nel marzo 2011 ci riunimmo per due giorni (c'erano docenti universitari, drammaturghi, scrittori, critici) a dibattere presso l'Accademia della Crusca di Firenze sulla lingua nazionale e le lingue (ovvero i dialetti) del teatro. E concludemmo che, naturalmente, l'unità d'Italia non può essere - in ciò consiste la nostra straordinaria ricchezza culturale - che un'unità nella diversità o, meglio, l'unità delle diversità.   Ebbene, lo spettacolo in scena al Diana - «Sorelle d'Italia», diretto da Cristina Pezzoli e interpretato da Isa Danieli e Veronica Pivetti - vale più di tutti gli alati discorsi che facemmo a Firenze: nel senso che letteralmente incarna la conclusione di cui sopra. E aggiungo subito che non solo per questo si tratta, pur nella sua semplicità, di un grande spettacolo. È un grande spettacolo perché ha dietro di sé grandi storie e grandi personaggi.   Dietro la Danieli ci sono l'avanspettacolo di Trottolino e di Rino Marcelli (insieme con i quali, nel '65, lei lanciò al Duemila una formidabile «ditta» che annoverava anche Nino Formicola e Aldo Tarantino), Eduardo e «La Gatta Cenerentola» di De Simone. Dietro la Pivetti ci sono le periferie di Testori, il cabaret raffinato e graffiante dei Gufi, le canzoni di Enzo Jannacci.   Giusto il sottotitolo («avanspettacolo fondamentalista»), la drammaturgia di Roberto Buffagni finge che le due mattatrici si accapiglino - per l'appunto nel quadro dell'Italia unita fatta o da farsi - sulla base delle proverbiali pretese di superiorità accampate gli uni nei confronti degli altri dai «nordisti» e dai «sudisti». Ma, in realtà, la loro è una sfida sul terreno del talento: si scambiano i rispettivi dialetti e repertori, e come se non bastasse procedono a commistioni addirittura vertiginose.   Ecco, allora, che abbiamo una «Vincenzina e la fabbrica» in napoletano e una «Napul'è» in milanese; e, poi, il momento alto in cui a Isa che canta «Santa Lucia luntana» risponde come un eco, a versi alternati, Veronica che canta «Porta Romana»: ma non il bozzetto sentimentale di Gaber, bensì la ballata dura e sarcastica della mala milanese.   Inutile, infine, sprecare parole sulla strepitosa bravura della Danieli e della Pivetti, bene accompagnate dal trio guidato al piano da Alessandro Nidi. Aggiungo solo che, stando all'intensità e alla sincerità degli applausi, questo è (e non a caso) lo spettacolo di maggior successo della stagione.                                        Enrico Fiore(«Il Mattino», 5 maggio 2012)