CONTROSCENA

Omaggio a Strehler senza Strehler


Dietro lo spettacolo che chiude al Mercadante la stagione dello Stabile di Napoli - «Remake. Un racconto di tempesta», testo e regia di Myriam Tanant - ci sono sì, come da titolo e da copione, il capolavoro di Shakespeare e l'incontro fra una stagista e una grande attrice, Giulia Lazzarini, che le rievoca il celebre allestimento de «La tempesta» firmato nel '78 da Strehler e in cui lei interpretava il ruolo di Ariel; ma c'è soprattutto, come da ispirazione e da scopo, «Elvira, o la passione teatrale», lo spettacolo strehleriano dell'86 (qui, d'altronde, richiamato) che vide la stessa Lazzarini impegnata da coprotagonista.   Si trattava delle sette lezioni (sulla sesta scena del quarto atto del «Don Giovanni» di Molière) che fra il 14 febbraio e il 21 settembre del 1940 Louis Jouvet impartì presso il Conservatorio di Parigi ai propri allievi e, segnatamente, all'assai dotata Claudia. E Strehler ne ricavò uno spettacolo bellissimo e commovente, in cui spasimava un continuo scambio fra il teatro e la vita: lui, Strehler, era insieme Jouvet, uno dei suoi maestri, e se stesso in quanto maestro, appunto, di quella Giulia Lazzarini che a sua volta era insieme Claudia e se stessa.   In breve, alle tre domande capitali messe sul tappeto da Jouvet - che cos'è il teatro? perché si fa teatro? perché si va a teatro? - Strehler rispose con una constatazione: il teatro è uguale alla vita. Nasce, muore e rinasce in ogni momento, e non è mai lo stesso del momento precedente. Sono queste la dannazione e la gloria del teatrante.   Al Mercadante, invece, c'imbattiamo in uno statico compitino in classe (ma non sarebbe stata più produttiva una semplice conferenza?) che assembla alla men peggio spunti autobiografici della Lazzarini, citazioni da «La tempesta» di Shakespeare, brani in video dell'allestimento strehleriano (con l'indimenticabile Tino Carraro nelle vesti di Prospero), risaputissimi particolari di cronaca e commenti del regista a proposito di quella messinscena e accenni tanto fugaci quanto superficiali e scontati alla natura e alla pratica del teatro.   Restano la tecnica e la tenera comunicativa di Giulia Lazzarini: la quale, si capisce, va meglio quando, in video, vola come Ariel che quando, dal vivo, si propone con qualche azzardo come Prospero. E l'affianca la buona volontà di Maria Alberta Navello. Ma non ci sono (e vi pare un'assenza da poco?) né l'acutezza teorica di Jouvet né la magia poetica di Strehler.                                        Enrico Fiore(«Il Mattino», 12 maggio 2012)