CONTROSCENA

Il teatro a Napoli fra Troisi e Siani - 3


Questa la conclusione dell'intervista con Enzo Ciaccio, le cui due prime parti sono state pubblicate nei post precedenti.«D. Di chi è figlio il fenomeno Siani?R. Di un pubblico che non pensa.D. Cioè?R. Siani per me è pura superficie. Dopo un suo spettacolo, non resta niente.D. Non è un giudizio troppo severo verso il giovane comico?R. Mi dispiace, ma non è in grado di sostenere neanche quella che tecnicamente si chiama la "carrettella".D. Cos'è?R. È la capacità - tipica dei grandi del teatro comico - di riprendere e rilanciare la battuta finale di un monologo riaccendendo a ripetizione risate e applausi in sala.D. E allora?R. Un bravo attore, che conosce i tempi giusti, riesce a tirarla avanti divertendo il pubblico anche per 10 minuti: lui, no. Le sue battute fulminee muoiono in sé.D. Come sta, più in generale, il teatro comico napoletano?R. È figlio delle tivù locali, a volte cooptato a sproposito a livello nazionale.D. Se Troisi ci fosse ancora, il teatro napoletano starebbe meglio?R. Oggi il contenuto non c’è più, tutto è vuota forma: nessuno potrebbe migliorare la triste realtà.D. Neanche il grande Eduardo?R. De Filippo fuggì via da Napoli dopo aver proposto un progetto di teatro stabile cui nessuno si degnò di rispondere.D. Che tempi erano?R. Erano gli Anni 60, il sindaco era il democristiano Gerardo De Michele. A Napoli il teatro stabile è arrivato con 30 anni di ritardo, quando ormai tutti gli stabili in Italia stavano fallendo.D. Che ricordo ha dell’autore di "Napoli milionaria!"?R. Una sera mi disse: "Fiore, si ricordi che con gli attori non bisogna mai parlare".D. Che cosa intendeva?R. Mi spiegò che lui, prima di affidare le parti, era solito invitare a pranzo o a cena ciascun attore. Ma tutti, appena si ritrovavano a tavola con l’illustre capocomico, si illudevano di essere diventati già grandi interpreti, di poter cambiare le battute e stravolgere i personaggi a piacimento.D. Eduardo li perdonava?R. Mai.D. Ci racconti un episodio.R. Una sera, durante lo spettacolo, interruppe all’improvviso la recitazione per infliggere una solenne ramanzina a Pupella Maggio, immensa attrice, ma colpevole di aver pronunciato una battuta con un’intonazione un po’ diversa da come lui aveva comandato».                                                   Enzo Ciaccio                                                     (3 - fine)