CONTROSCENA

L'elogio della morte di Babilonia Teatri


Una bambina che prima esegue delle mosse di karate e poi mostra le palme delle mani piagate. E a terra, alla sua destra, c'è un Cristo senza braccia.   Questo l'attacco di «The Rerum Natura», lo spettacolo di Enrico Castellani e Valeria Raimondi che Babilonia Teatri ha presentato nella Sala Assoli per il Napoli Teatro Festival Italia. E non potrebbe essere più esplicito circa il tema, ripreso da «The end», che qui viene ulteriormente sviluppato: si tratta della morte, che la nostra società esorcizza con l'illusione dell'eterna giovinezza e che, invece, costituisce il semplice e irrinunciabile risvolto della vita.   In breve, Cristo non può essere appeso alla croce: è già morto prima, e per effetto, appunto, di una naturale evoluzione della vita. E perciò la sequenza citata dice che non possiamo avere paura della morte ma, nello stesso tempo, non possiamo nemmeno attribuirle la dignità di viatico per un'altra vita al di là di questa.   Infatti, le braccia di Cristo saranno poi ritrovate in giro, una addirittura in un frigorifero. E solo allora una giovane potrà comporre il corpo del Nazareno sulla croce e innalzarla dal pavimento: ma, si capisce, sarà una crocefissione falsa, in quanto - come abbiamo visto - ostentatamente costruita. Tanto che l'accompagnerà la colonna sonora di «Per un pugno di dollari». E subito dopo arriva una vecchia che tira fuori una pistola invocando il colpo misericordioso dell'eutanasia.   Insomma, uno spettacolo bellissimo e tremendo, certamente uno dei momenti alti di questo Festival. In scena, con la stessa Valeria Raimondi (la giovane), Olga Bercini (la bambina) e Giovanna Caserta (la vecchia): rappresentano, giusto, il paradigma della vita. E su tutto, a tradurre l'abbraccio che qui spasima fra il poetico, l'ironico e il tragico, si leva la voce impassibile dell'Ecclesiaste: «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire».                                            Enrico Fiore(«Il Mattino», 20 giugno 2012)