CONTROSCENA

Le parole sapienti di Angela Pagano


Da un lato autori decisivi come Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo e Giuseppe Patroni Griffi, dall'altro un'interprete raffinata come Angela Pagano, un consulente musicale sapiente come Nicola Piovani e una regista attenta come Norma Martelli. Questa la formula vincente che connotava «Non ho parole», lo spettacolo presentato al Maschio Angioino nell'ambito della rassegna «Ridere». E per giunta, il titolo metteva in campo anche una salutare ironia contro i troppi che (soprattutto a proposito del teatro) parlano di cose che non sanno.   Angela Pagano, invece, le parole non solo ce le ha (e abbiamo visto di quale caratura), ma le conosce, le capisce e le sa adoperare come ormai pochissimi dei suoi colleghi. Ed è inutile, quindi, dilungarsi nei commenti circa l'alto livello espressivo a cui ha portato, poniamo, «'O sapunariello» e «Comme 'a fronna», i brani di «De Pretore Vincenzo» e «Filumena Marturano» e quelli de «Il mio cuore è nel Sud» e «Scende giù per Toledo». Mentre il canto - ben assistito dalla fisarmonica di Eduarda Iscaro e dal pianoforte di Francesco Bancalari - si poneva come l'estensione e il potenziamento naturali di quelle parole.   A dire, poi, dell'intelligente coerenza interna che presiedeva allo spettacolo sul filo della sacrosanta ironia polemica di cui sopra, basta l'esempio di «Faciteme magna'», l'irresistibile poesia nella quale Viviani oppone all'immateriale retorica della posteggia (la «musica scucciante») i concretissimi sapore e piacere del vermicello a vongole.   La sigla di tutto questo? Il modo in cui Angela Pagano ha dato voce al barocco - tremante, sprezzante, maleodorante, delirante, scompisciante, e pure capace di arrampicarsi fino in cima ai pinnacoli di un sentimento così disperato come indomito - ch'è del Patroni Griffi di «Scende giù per Toledo». Davvero indimenticabile.                                       Enrico Fiore(«Il Mattino», 3 settembre 2012)