CONTROSCENA

Napoli senza "maschera"


Dunque, i napoletani, pur candidati in folla dalla «giuria di esperti», non hanno ricevuto - dagli «oltre 500 artisti e professionisti del teatro» chiamati «a designare i vincitori» - nemmeno una delle «Maschere del Teatro Italiano» assegnate ieri sera al San Carlo. E la notizia, nello stesso tempo, sorprende i ciechi che non vedono la realtà e smentisce quanti ci vedono benissimo ma quella realtà insistono a nasconderla con le cortine fumogene di una retorica interessata. Si tratta, dunque, di una notizia che merita qualche considerazione.   1) Evidentemente, gli «oltre 500 artisti e professionisti del teatro» chiamati «a designare i vincitori» non hanno alcuna stima dei personaggi (soprattutto dei critici) che componevano la «giuria di esperti»;   2) Altrettanto evidentemente, gli «oltre 500 artisti e professionisti del teatro» chiamati «a designare i vincitori» la pensano assai diversamente da Maurizio Scaparro, il quale, nel ricevere (da Gianni Letta, presidente berlusconiano della giuria) un premio speciale alla carriera, ha ribadito per l'ennesima volta la sua annosa esternazione circa la Napoli capitale del teatro italiano. E pensano bene, gli «oltre 500 artisti e professionisti» in questione. Napoli è stata capitale del teatro italiano ai tempi ormai preistorici della Commedia dell'Arte e, alla fine degli anni Settanta, nell'ambito del teatro di ricerca capeggiato da Martone e da Servillo. Oggi l'inventività dei comici dell'Arte sopravvive soltanto come una leggenda, e del teatro di ricerca non vi è più alcuna traccia diffusa;   3) Sempre evidentemente, infine, la farina del diavolo è andata in crusca anche nella circostanza. Per esempio, Mariano Rigillo - che si è speso molto, portando da un capo all'altro della Campania l'inconsistente «Ferito a morte» prodotto dallo Stabile napoletano diretto da Luca De Fusco - nemmeno lui ha ricevuto uno dei riconoscimenti previsti dal Premio di cui parliamo, pur creato e gestito dallo stesso De Fusco. Che c'è, gli «oltre 500 artisti e professionisti del teatro» chiamati «a designare i vincitori» sono d'accordo con i tanto vituperati (da Rigillo e da De Fusco) critici (me compreso) che di «Ferito a morte» hanno parlato male?                                         Enrico Fiore