CONTROSCENA

"Rent", dall'Aids alla munnezza


«La paura si sconfigge con l'unione»; e ancora: «Cu 'a vuluntà se po' cagna'». Sono due dei proclami che risuonano nell'adattamento in napoletano di «Rent» che ha chiuso la XXXIII edizione (per la verità piuttosto rabberciata) della rassegna «Benevento Città Spettacolo». E dunque, solo il dannunziano «cretino con dei lampi d'imbecillità» potrebbe non accorgersi che altro che musical, altro che intrattenimento: a questa rivisitazione della pluripremiata opera rock di Jonathan Larson presiedono, per la regia di Enrico Maria Lamanna, addirittura Lenin e Gramsci insieme.   Ma riassumo, intanto, i connotati dell'operazione. Mentre Larson trasferì la «Bohème» di Puccini nella New York torturata dall'Aids, Lamanna la trasferisce nella Pianura assediata dalla munnezza, assumendone come protagonisti un gruppo di giovani che si battono contro l'apertura di una nuova discarica e, quindi, contro il rischio che aumentino i casi di quel tumore ai polmoni che ha già colpito uno di loro. Sì, parliamo di uno spettacolo ch'è un appassionato inno alla vita: tanto che, fra uno slogan rivoluzionario e l'altro, Mimì se n'esce con un orgoglioso e sanguigno «se dice ca tengo 'o meglio culo 'e tutto 'o quartiere».   Di pari passo, sempre e solo il cretino dannunziano di cui sopra potrebbe scambiare per un anacronismo la cinepresa a manovella impugnata da Marco e per un'incongruità la scritta «Police» che compare sul giubbotto degli agenti chiamati a reprimere la rivolta: qui si vuol sottolineare che certi problemi sono gli stessi in ogni tempo e che i sicari del famigerato Potere con la P maiuscola si comportano allo stesso modo in ogni luogo. Ed è in ossequio a tal sottolineatura, evidentemente, che l'impianto scenografico di questo «Rent» de noantri richiama, spiccicato, quelli firmati da Bruno Garofalo per «Scugnizzi» e «Mal'aria».   Né si dimentica, ci mancherebbe, la poesia delle radici: accanto a chi resiste indomito a vendere «'o brodo 'e purpo», viene evocato (e sennò che l'avrebbe scritta a fare «La rumba degli scugnizzi»?) Viviani Raffaele a servirvi. E siccome non è che durante le manifestazioni di piazza ci si esprima a sussurri, ecco che tutti, più che cantare, ci danno dentro a strillare meglio che Lotta Continua e Servire il Popolo dei bei tempi andati.Tra di loro Luca Notari (Rodolfo), Carmen Di Marzo (Mimì) e Amelia Rondinella (Martina). Ma qualcuno dovrebbe spiegare a Rodolfo, il quale dall'inizio alla fine fa finta di suonare la chitarra, che, se non se ne pizzicano le corde, la chitarra non suona.                                            Enrico Fiore(«Il Mattino», 20 settembre 2012)