CONTROSCENA

Autopsia di Eduardo per mano di Moscato


«Tà-kai-Tà» - il titolo del testo di Enzo Moscato di cui è stato presentato al Nuovo, nell'ambito del Napoli Teatro Festival Italia, un allestimento ridotto, che accoglie solo (e solo in parte) la sezione «Diverse Facce della Forma Semplice» - significa, in greco, «Questo e quello». E allude, come spiega l'Eduardo qui evocato da Moscato, a «entrambe le cose, entrambe le creature che erano fuse in me: l'uomo e l'artista, il rigore e la bontà, la crudeltà e la compassione».   Ecco, allora, che - nel quadro di uno scambio fra specchi (Eduardo si riflette in Moscato e Moscato trova in Eduardo «la forza/urgenza di continuare a produrre e a "significare" vita nell'eterno gioco a rimpiattino colla verità/finzione della scena») - c'imbattiamo in due «doppi», un E.1 e un E.2, che si rimandano, come palle da tennis, le «fantasie» di Moscato circa i più chiacchierati fra gli ossimori riguardanti la vita, «interiore ed esteriore», di Eduardo.   Che ne dite, per esempio, del giudizio espresso da E.2 su Eduardo Scarpetta: «Mio padre fu questo, e va detto chiaramente: un servitor del Nulla, un leggiadro e divertente terrorista d' 'o Vacante!»? E di quello espresso da E.1 su Titina e Peppino: «I miei due fratelli... / due angeli custodi... due caini... / due santi... due caimani... / due benedizioni... 'na coppia 'e tirapiedi!»?   Come si vede, Moscato sorride, ma, mentre sorride, tira pugni nello stomaco. E a sottolineare l'importanza (e, di più, la necessità) di questa sua nuova sortita basta l'indicazione del modo in cui, secondo Moscato, Eduardo vuole che si traduca in realtà la frase fatta che lo dice sempre vivo: «I' so' vivo, e l'unica condizione che pongo per continuare ad esserlo è il frammento, la di me-scomposizione. M'avit' 'a fa' l'autopsia, insomma, l'autopsia perpetua, si vulite ca 'stu cuorpo o l'anema - ca po' so' 'a stessa cosa - continuino a vibrarvi tra le mani, dint' 'e rrecchie, 'ncopp' 'a lengua, dint'a ll'uocchie, sott' 'o naso... dint'a tutti i cinque sensi!».   Finalmente, finalmente l'invito salutare a non porsi, nei confronti di Eduardo, come dinanzi a un santino. E per il resto, non ho bisogno di sprecare parole circa la meravigliosa scrittura di Moscato e la prova irresistibile che lui e Isa Danieli ci regalano nei panni di E.1 ed E.2. Infine, la dedica a Luisella, la figlia di Eduardo morta bambina, e l'innesto di brani eduardiani (da «Filumena Marturano» a «La tempesta» in napoletano) accoppiato, poniamo, con «Lariulà» cantata dalle voci preziose di Rosa Moretti, la madre di Isa, e di Giorgio Schottler danno a questo spettacolo... che dire? le ali dell'emozione.                                          Enrico Fiore(«Il Mattino», 29 settembre 2012)