CONTROSCENA

Carlo Cecchi fra le Torri e Hollywood


La chiave di «Abbastanza sbronzo da dire ti amo?» - l'atto unico di Caryl Churchill che Carlo Cecchi, in veste di regista e protagonista, presenta al Nuovo accoppiato con un altro atto unico, «Prodotto» di Mark Ravenhill - sta nelle qualifiche («un paese» e «un uomo») attribuite, rispettivamente, a Sam e Guy, i suoi due personaggi.   Infatti, la sostanza drammaturgica consiste qui nella reazione scatenata fra il privato minimo di una coppia omosessuale e la più grande e feroce manifestazione pubblica del Potere: l'imperialismo statunitense con le sue bombe a grappolo, il suo napalm, il suo gas nervino e le sue torture. E la stessa reazione mette in campo Ravenhill, attraverso il personaggio di un regista che propone a un'attrice l'incredibile filmone in cui una donna che ha perso il suo uomo nell'incendio delle Torri s'innamora perdutamente di un militante di Al Qaeda.   È il teatro che parla del nostro tempo. E il pregio dell'accoppiata dei due testi in parola risiede nella commistione fra quotidianità e illusione: ovvero, per l'appunto, fra il realismo puntiglioso, espresso dalla Churchill per mezzo di un linguaggio franto, spesso addirittura afasico, e l'iperbole consumistica, spinta sino ai limiti del surreale, offerta da Ravenhill con la sua favola hollywoodiana.   Per ciò che riguarda, poi, lo spettacolo, dico subito che - ovviamente - con una materia del genere Carlo Cecchi ci va a nozze. In quanto regista, si muove nell'ambito di una sottolineatura praticata di volta in volta per contrasto (vedi gli slanci affettivi o erotici fra Sam e Guy accoppiati con la citazione delle più efferate azioni belliche americane) o per accumulo (vedi l'iniezione di eroina che Sam pratica a Guy quando lui nomina i campi di papaveri); e in quanto interprete, nei panni di Guy e del regista, si dimostra puramente e semplicemente strepitoso.   Aggiungo, per intenderci sino in fondo, che - nel raccontare la trama del polpettone di cui sopra - Cecchi tocca nello stesso tempo, e come rarissimamente è dato riscontrare, tanto i vertici di una teatralità raffinata quanto le girandole di una comicità accattivante che, tuttavia, nasconde sotto ogni sberleffo una lama bagnata nel veleno.   Ottimi anche i comprimari Tommaso Ragno (Sam) e Barbara Ronchi (l'attrice). Ma il clou, la sera della «prima», è venuto quando, porgendo l'orecchio al brusìo che veniva dal vicolo dietro il Nuovo, Cecchi ha detto alla partner: «Li senti? Bisogna essere attenti. Perché stanno sempre in agguato per rubarti le idee». Ciò che era l'impagabile riscrittura del «guardati le spalle» di Pinter riferito alla democrazia e stampato sul sipario.                                           Enrico Fiore(«Il Mattino», 8 novembre 2012)