CONTROSCENA

Lui, lei e l'altra: oggetti da supermercato


«Più parli e meno dici». È questa, senz'alcun dubbio, la battuta-chiave di «The Country», il testo di Martin Crimp che lo Stabile dell'Umbria presenta al Bellini per la regia di Roberto Andò. Infatti, non si potrebbe immaginare niente di più misterioso (o, almeno, ambiguo o ambivalente) del plot proposto nella circostanza.   Richard, trasferitosi con la moglie Corinne da Londra in campagna, porta a casa una ragazza, Rebecca, che ha raccolto svenuta sul bordo di una strada. Ma forse la conosceva già. Forse era la sua amante da tempo. Forse è stato per seguirla che ha voluto trasferirsi in quella campagna. E forse, d'altronde, Rebecca è soltanto una proiezione di Corinne, visto che alla fine quest'ultima ne ripete le parole a proposito di una certa pietra «che ha le braccia come una sedia».   Insomma, si conferma, con «The Country», la caratteristica che fa di Crimp uno dei più interessanti drammaturghi di oggi. Ad autori come Sarah Kane, Mark Ravenhill, Jez Butterworth e Philip Ridley - i cosiddetti «nuovi arrabbiati» del teatro inglese - lo accomuna il rifiuto radicale della società post-capitalistica e del consumismo globalizzato. Ma in lui tale rifiuto s'estende, e con evidenza e violenza particolari, addirittura al testo in sé, assimilato, per l'appunto, a uno dei tanti oggetti insignificanti esposti in un qualsiasi supermercato.   Non a caso, un'altra delle battute decisive di «The Country» recita: «La gente non rappresenta qualcosa, la gente esiste, esiste e basta». E dunque, i personaggi di questa commedia tragica non sono da interpretare, ma soltanto da osservare: come i reperti di un mondo esploso catalogati da un archeologo o i pezzi anatomici conservati nella formalina.   Ebbene, rispetto a tutto questo la regia di Andò appare assolutamente contraddittoria: mentre colloca in proscenio due plastici di costruzioni (la finzione, e in scala!, della realtà) e accumula fuori campo latrati di cani, passi furtivi e porte che sbattono (un esterno minaccioso mutuato da Pinter), poi cavalca l'incongruità di attribuire a Corinne reiterati scatti nevrotici e a Richard, nientemeno, uno spinto approccio sessuale a Rebecca.   Così l'ambiguità va a farsi benedire. E ne risentono, si capisce, specialmente i pur volonterosi interpreti: Laura Morante (Corinne), Stefania Ugomari Di Blas (Rebecca) e, soprattutto, un Gigio Alberti (Richard) che, se fosse stato lasciato libero di fare quel che sa fare, per Crimp sarebbe risultato l'ideale.                                               Enrico Fiore(«Il Mattino», 26 gennaio 2013)