CONTROSCENA

Anna Maria Ortese tra i diavoli-scrittori


Il sogno di un'Anna Maria Ortese che, assimilata a Dante, torna fra i diavoli-scrittori del girone infernale chiamato Napoli con la guida di un Virgilio che è il professor Lidenbrock del «Viaggio al centro della terra» di Verne a sua volta assimilato al Grillo Parlante di Disney.   Ecco, possiamo riassumere così «Il silenzio della ragione», l'adattamento teatrale dell'ultimo capitolo de «Il mare non bagna Napoli» che, firmato e diretto da Linda Dalisi, chiude nel Ridotto del Mercadante il progetto dedicato a quel libro da Luca De Fusco. E dunque il merito rilevante dello spettacolo consiste nella precisione e nell'ironia con cui vengono rievocate e sottolineate le accuse (fondamentalmente quelle della «distrazione» e della «fatuità») rivolte dalla Ortese al gruppo degli scrittori napoletani in auge negli anni Cinquanta.   Semmai, la Dalisi pecca nello schierarsi troppo decisamente e acriticamente dalla parte dell'autrice: doveva tener presente che al giudizio della Ortese aggiunse almeno una punta di acredine il tormentato legame sentimentale fra lei e il «funzionario Luigi», ossia quel Luigi Compagnone che non a caso risulta il principale degli «imputati».   Comunque, la «schizofrenia» che possedeva quegli scrittori ha il suo giusto risalto: se è vero che appunto Compagnone fu, sì, l'autore de «L'amara scienza», uno dei libri più acuti (e acuto perché impietoso) che mai siano stati scritti su Napoli, ma in esso indulgeva all'abitudine narcisistica di costruire le frasi alla maniera latina. E quando in sede di recensione (era l'anno di grazia 1965) glielo feci notare, mi disse fra il serafico e il cinico: «Credevo di essermi liberato di certi vizi. Tu mi hai dimostrato che sono ancora un lupo, ho perso solo il pelo».   Di conseguenza, accade qui che gli scrittori chiamati in causa indossino a tratti maschere da uccelli rapaci, si esibiscano in un perfetto numero di varietà sull'onda di «Camminando sotto la pioggia» e, sul finire, inscenino una danza immemore stringendosi al petto le loro adorate Olivetti, senza sorriso perché hanno fra i denti i fogli già riempiti.   Bellissima sequenza. E bravi sono gl'interpreti in campo: Michelangelo Dalisi, Francesca De Nicolais, Lino Musella e Fabrizia Sacchi. Fra loro anche Antonio Latella, la cui voce registrata interpreta il passo sullo scontro mortale con la natura. E già, lui è stato l'ultima vittima illustre del persistente «silenzio della ragione» napoletano.                                                 Enrico Fiore(«Il Mattino», 13 marzo 2013)