CONTROSCENA

El Salvador tra la notte e l'alba


«Sono stato io colui che gridò "libertà, libertà" mentre suonava a distesa la campana, colui che ha celebrato come nessun altro il nostro gol nel mondiale di Spagna e lo stesso che ha difeso la morte e massacrava».   È questa, senza dubbio, la battuta-chiave de «La Audiencia de los Confines», il testo della salvadoregna Jorgelina Cerritos in scena ancora oggi al Mercadante nell'ambito della Biennale internazionale di drammaturgia femminile: perché sottolinea il groviglio inestricabile di ambivalenza e ambiguità, rivolta e acquiescenza, coraggio ed evasione, denuncia e reticenza qui individuato come connotato fondamentale di una vicenda, appunto quella di El Salvador, sospesa tra le catastrofi delle eruzioni e le stragi della guerra civile.   Ne discutono, in una dimensione a sua volta sospesa tra la farsa e il pamphlet, tre personaggi - Carola, Alonso e Mauro, che incarnano, rispettivamente, la Verità, la Storia e la Memoria - prigionieri di una notte metaforica e in attesa di un'altrettanto metaforica alba. E il pregio non comune del testo della Cerritos sta nell'assunzione di quello ch'è il tratto comune a tutta la letteratura latinoamericana, la continua escursione del realismo nei territori del sogno e della favola.   A questa dimensione, del resto, si riferisce anche l'attenta e creativa regia di Alina Narciso: vedi, tanto per fare un esempio, il cibo che nel testo Mauro nasconde sotto una coperta e che nello spettacolo diventa l'oggetto di un pranzo elegante, addirittura segnato da tovaglie preziose e calici. E molto bravi sono i tre interpreti cubani Mayra Mazorra (Carola), Walfrido Serrano (Alonso) e Kelvis Sorita (Mauro), adeguatamente assistiti dal sax di Valerio Virzo, dal contrabbasso di Corrado Cirillo e dalla voce di Maria Carmela Lubrano.   Uno spettacolo da non perdere, insomma: la scrittura di una donna che parla senza esibirsi e senza divagare.                                                         Enrico Fiore(«Il Mattino», 5 maggio 2013)