CONTROSCENA

Le "maschere" di De Fusco


Qualcuno si ricorda del chiasso suscitato allorché alla direzione dello Stabile napoletano Andrea De Rosa, sponsorizzato dal cosiddetto centrosinistra, venne sostituito da Luca De Fusco, sponsorizzato dal cosiddetto centrodestra? Stando ai proclami indignati che i teatranti schierati con il cosiddetto centrosinistra sbandierarono ai quattro venti (dalle pagine dei giornali, dalle televisioni e in pubbliche assemblee), pareva che dovesse scoppiare la terza guerra mondiale. E invece...   Invece, ecco che ieri sera non pochi di quei teatranti schierati con il cosiddetto centrosinistra (e tra loro figuravano personaggi di gran nome e di non trascurabile caratura artistica) si son ritrovati al San Carlo, tutti insieme appassionatamente, per partecipare alla cerimonia di consegna delle «Maschere del Teatro», i premi inventati e gestiti, guarda un po', proprio dal Luca De Fusco sponsorizzato dal cosiddetto centrodestra.   Ora, è vero che sinistra e destra sono parole che oggi non significano più niente; ed è altrettanto vero che un premio non si rifiuta mai, chiunque lo consegni. Ma forse si poteva, se non altro, evitare i peana di comodo levati nella circostanza a vantaggio delle «maschere» di De Fusco, che, consegnate ad esponenti di spicco del teatro targato più o meno ufficialmente Pd, finivano per assumere, se non i connotati dell'alibi, almeno quelli del compromesso utilitaristico.   Taccio, peraltro, sullo spudorato familismo da cui risultano evidentissimamente dettate certe scelte della giuria, giacché chiunque conosca l'ambiente teatrale napoletano è in grado di capire a che cosa e a chi mi riferisco. Basterebbero da sole, quelle scelte, a inficiare il valore e la serietà dei premi in questione. Piuttosto, è il caso di rilevare che Toni Servillo, autentico trionfatore della serata al San Carlo grazie alle cinque «maschere» attribuite al suo allestimento de «Le voci di dentro», ha fatto due dichiarazioni assolutamente infondate.   La prima è la seguente: «Sono emozionato. Perché faccio teatro da 35 anni, ma questo è il primo premio che ricevo». Ha dimenticato, Toni Servillo, i due Premi Ubu ricevuti per «Sabato, domenica e lunedì» e per «La trilogia della villeggiatura», premi che gli vennero consegnati proprio in quel Piccolo Teatro di Milano che coproduce, adesso, il suo allestimento de «Le voci di dentro»?   Per quanto riguarda, poi, la seconda delle due affermazioni di cui parlo («Eduardo, come uomo di teatro del Novecento, non è secondo a nessuno nel mondo»), occorre ricordare a Toni Servillo che, quanto meno, Eduardo è secondo a Pirandello, visto che lui stesso, Eduardo, dichiarava di considerare Pirandello il suo maestro.   Non capisco, davvero non capisco perché non si possa fare a meno di dire certe cose. E penso (io ci penso) al caro e indimenticabile Franco Quadri, che volle per Servillo i due Premi Ubu citati e che insieme con me e con Toni si spese in altre stagioni, e con lucida generosità, nella battaglia per un teatro immune dal «politicamente corretto».                                                  Enrico Fiore