CONTROSCENA

La Pivetti e una morte in musical


«Ma che ne sapete voi della vita che fa la morte?».   Esordisce con queste parole il personaggio protagonista di «Mortaccia (la vita è meravigliosa!)», il testo di Giovanna Gra presentato in «prima» nazionale a Benevento Città Spettacolo. E risulta subito chiaro, dunque, che si tratta di un testo fondato sull'ossimoro paradossale: è la morte che ci parla della vita, toccando tutti i temi e prendendo in prestito tutte le locuzioni della nostra sbrindellata quotidianità odierna.   Si capisce, lo spettacolo, diretto dalla stessa Gra, marcia sul ritmo di uno spiritoso musical-cabaret nutrito di canzoncine gaglioffe e di rime baciate da filastrocca infantile. Ma il suo non trascurabile merito è che, poi, ruota intorno a un argomento cruciale.   Al termine di una sfilata in passerella, e constatato che nessuno dei «modelli» da lei indossati è piaciuto, la protagonista esclama: «Possibile che la Mortaccia non sia più di moda?». E sì, oggi la morte è diventata un tabù, viviamo una vita di plastica illudendoci che non debba mai finire. Al massimo, prendiamo in considerazione la morte soltanto se si trasforma in uno show. E infatti, Mortaccia osserva: «C'era pudore / nelle ultime ore. / Oggi schiattano in diretta!».   Per giunta, il testo della Gra non si nega ai riferimenti colti: primi fra tutti quelli all'«Antologia di Spoon River» di Masters e a «Il settimo sigillo» di Bergman. Peccato che, alla fine, non sappia resistere alla tentazione del pistolotto moralistico di comodo e del facile messaggio ideologico-politico.   In ogni caso, Veronica Pivetti - affiancata con efficacia da Sergio Mancinelli (la falce Sentenza) e Oreste Valente (il valletto Funesto) - dona a Mortaccia tutta la sua simpatia, tutta la sua verve e tutta la sua versatilità espressiva. Perché, lei, Veronica, è una che, lo sappiamo, ci prova sempre. E ci riesce.                                                      Enrico Fiore(«Il Mattino», 15 settembre 2013)