CONTROSCENA

Paolo Rossi e la passione smarrita


Se «L'amore è un cane blu» (così recita il titolo dello spettacolo che Paolo Rossi presenta al Bellini col sottotitolo «La conquista dell'Est»), che cos'è il «cane blu»? Non esistendo in natura, evidentissimamente è una metafora, quella di tutto ciò che abbiamo smarrito: a cominciare dalla passione per finire al pensiero, passando per la capacità di commuoversi, d'indignarsi e di essere generosi.   Dunque, il nuovo spettacolo dello gnomo dispettoso e velenoso del teatro italiano si rivela oltremodo ricco d'implicazioni. Prendiamo, appunto, la passione. Il termine può significare o sofferenza o slancio vitale: e Paolo Rossi ci ricorda che ormai significa soltanto sofferenza. Ecco perché il plot assume a sua volta l'aspetto di un'allegoria. Il racconto di uno smarrimento notturno sul Carso costituisce l'espediente per riportare in superficie, dalle mille grotte dell'ignoranza e dell'ignavia in cui sono stati sepolti, i sogni e le idee di un passato ben altrimenti - rispetto all'oggi - coinvolgente e dirimente.   Così, il nostro mattatore/guastatore rievoca persino le favole e i miti. E si ride e si riflette insieme: perché - se Admeto parla con la voce di Silvio Berlusconi che pronuncia il suo ultimo discorso al Senato, se una versione balcanica di «'O surdato 'nnammurato» coabita con la luna di Brecht e Weill che lascia l'Alabama per le falesie, se si sposano il «Corazon espinado» di Santana e il Dobra Vista Social Club scritto su uno striscione sotto il proscenio - ecco che, poi, da un'altra grotta prorompe il vento solenne dell'invettiva anarchica: «O Gorizia, tu sei maledetta / per ogni cuore che sente coscienza / dolorosa ci fu la partenza / e il ritorno per molti non fu». E in un'altra grotta ancora lo gnomo incontra Enrico Berlinguer, ed è costretto a mentirgli, a non dirgli che il Pci non c'è più e che il compromesso storico è diventato un compromesso e basta.   Affianca Paolo Rossi la band dei bravissimi Virtuosi del Carso (Alex Orciari, Stefano Bembi, Denis Beganovic, Mariaberta Blaskovic e David Morgan) capitanati da Emanuele Dell'Aquila. E per gli spettatori, nell'intervallo, un assaggio di minestrone, la possibilità di proporsi per partecipare al casting del film che lo gnomo terribile dice di voler trarre da questo spettacolo e i giocolieri di una cooperativa sociale di Barra che cerca di strappare i ragazzi alla strada e alla camorra. Sì, anche dalle «grotte» della dimenticata suburra di Napoli accade che, talvolta, torni a far capolino quell'antica passione che non vuol morire.                                                        Enrico Fiore(«Il Mattino», 7 novembre 2013)