CONTROSCENA

Gioco di specchi tra Modugno e Fiorello


Appena si apre il sipario, parte il racconto del tipo strano che s'aggirava intorno a casa sua e che, dicevano, di notte si trasformava in lupo mannaro. Comunque fosse, un giorno regalò, a lui piccolino, un vecchio disco di Domenico Modugno. E si capisce subito, dunque, quali sono gli scopi, le forme e i contenuti di «Penso che un sogno così...», lo spettacolo che Giuseppe Fiorello ha scritto insieme con Vittorio Moroni e adesso presenta al Diana.   Si tratta, in breve, di «un avventuroso gioco di specchi», come lo stesso Fiorello efficacemente l'ha definito: nel senso che qui s'intrecciano l'autobiografia del protagonista, calata dalla regia di Giampiero Solari e dalle scene di Patrizia Bocconi nell'atmosfera un po' favolistica indotta dalla piena dei ricordi, e la vicenda umana e artistica del Mimmo nazionale, dal primo lavoro (presso un gommista di Torino che prima lo sfruttò e poi lo pagò soltanto con quattro copertoni) al trionfo conquistato con la mitica canzone di cui nel titolo.   Il «trait d'union» fra le due dimensioni è costituito dal personaggio del padre di Fiorello, che, ovviamente, era uno sfegatato ammiratore di Modugno, ne conosceva una per una tutte le canzoni e non faceva altro che cantarle, in ogni momento della giornata e a qualsiasi occupazione fosse in quel momento dedito, a cominciare, non meno ovviamente, dalla guida dell'automobile.   Ci si offre, così, una nutritissima antologia dei brani del cantautore nazionalpopolare per antonomasia, da quelli poco noti (tipo «Malarazza» o «Lu salinaru») ai notissimi e addirittura proverbiali «Amara terra mia», «Resta cu mme», «Io, mammeta e tu», «Tu si' 'na cosa grande», «Piove» e «Vecchio frac», passando, manco a dirlo, per «Nel blu dipinto di blu» e per «Che cosa sono le nuvole?», la canzone cofirmata da Pasolini e corredata nella circostanza delle immagini di Totò e Ninetto Davoli tratte dal film omonimo.   Qua e là gli accenni a taluni capitali avvenimenti pubblici, dalla tragedia di Marcinelle al sogno/incubo rappresentato dall'Ilva di Taranto, ovvero il benessere mischiato con l'avvelenamento. E la rievocazione di «Volare», la miniserie di Raiuno sulla «grande storia di Domenico Modugno» interpretata dallo stesso Giuseppe Fiorello.   Non resta, allora, che annotare la bravura e la simpatia che il mattatore dispensa a piene mani nello spettacolo. E altrettanto meritevoli risultano i chitarristi che lo accompagnano, Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma. Applausi per tutti.                                                   Enrico Fiore(«Il Mattino», 10 dicembre 2013)