CONTROSCENA

Stavolta Montalbano indaga su Pirandello


In quanti grovigli familiari è andato a cacciare il naso Salvo Montalbano? Già ne «Il cane di terracotta», secondo romanzo giallo di Camilleri, il celebre commissario s'imbatte in una diciassettenne, Lisetta Moscato, che riguardo alla propria casa, dominata da un padre violento e incestuoso, adopera il sostantivo «carcere» e l'aggettivo «asfissiante». E d'altronde, non è forse problematico il rapporto che intrattiene con la moglie Mimì Augello, il vice farfallone del commissario?   Insomma, voglio dire, tra il serio e il faceto, che nessuno meglio di Camilleri - del resto ben noto come esperto di Pirandello - poteva presiedere al progetto e all'allestimento dello spettacolo, «Festa di famiglia», presentato al Mercadante dalla compagnia Mitipretese e basato, appunto, sui testi del suo conterraneo girgentino. Di modo che, a proposito della collaborazione prestata da Camilleri alle ideatrici e registe della messinscena (Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres), che peraltro erano state sue allieve all'Accademia d'Arte Drammatica, si deve parlare, più che di semplice consulenza, di vera e propria influenza. E infatti lo spettacolo si sviluppa come se fosse, per l'appunto, un'indagine di Montalbano.   Si parte dal delitto appena compiuto: un metaforico interno disastrato, con tavoli e sedie rovesciati e bottiglie e bicchieri abbandonati sul pavimento. Poi, come in un flashback ininterrotto, si ricostruiscono - sulla traccia degli indizi forniti da «Questa sera si recita a soggetto», «Sei personaggi in cerca d'autore», «L'amica delle mogli», «Enrico IV», «L'uomo, la bestia e la virtù», «La vita che ti diedi» e «Trovarsi» - i motivi e le vicende che a quel delitto hanno condotto. E infine si arriva a scoprire, insieme, la natura del crimine e il suo autore: giusto la violenza esercitata all'interno delle mura domestiche dall'istituzione Famiglia.   Le vittime, manco a dirlo, sono gli anziani, le donne e i bambini. E a rimarcare l'acutezza e l'originalità di quest'allestimento basta l'invenzione finale: Ignazia, la madre di «Questa sera si recita a soggetto», scende in platea e si trasforma in Enrico IV, assumendone la disperata ma orgogliosa solitudine come segno di alterità e rivincita. Senza negarsi uno sberleffo velenoso quando, risalita sul palcoscenico, in linea con le compagne propina un'impagabile esecuzione di «Balocchi e profumi».   Inutile, adesso, sottolineare la bravura degli interpreti: accanto alle stesse Mandracchia, Toffolatti e Torres, Anna Gualdo, Fabio Cocifoglia e Diego Ribon. Ha proprio ragione, Camilleri: magari questo puzzle è «la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato».                                             Enrico Fiore(«Il Mattino», 18 novembre 2009)