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Il teatro visto da Enrico Fiore

 

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« Un'eroina fra Mazzini e...Proietti fra Eduardo e N... »

Il Parioli intitolato a Peppino De Filippo

Post n°502 pubblicato il 30 Novembre 2011 da arieleO
 
Tag: cronaca

Confessiamolo. Un brivido di commozione e un sussulto d'orgoglio lo colgono, il napoletano che varca quella soglia: perché proprio di fronte all'ingresso, campeggia sul muro la fotografia di Pirandello che, da dietro, quasi abbraccia Titina, Peppino e Eduardo. E dunque Luigi De Filippo s'è conquistato un merito non trascurabile nel rilevare a Roma il teatro Parioli, intitolandolo a suo padre e destinandolo a rinverdire e a far conoscere ai più giovani l'illustre tradizione di famiglia.
   Non a caso, all'inaugurazione dell'altra sera c'era una folta e qualificata rappresentanza di tutto il mondo dello spettacolo, e non solo dei napoletani trasferitisi nella capitale o venuti apposta da Napoli: tanto per fare solo qualche nome, a portare l'omaggio della televisione sono arrivati Pippo Baudo, Michele Mirabella e Giancarlo Magalli, mentre quello del cinema si affidava al fascino e alla grinta sempreverdi di Giovanna Ralli, Corinne Cléry e Barbara Bouchet. E la pattuglia dei nostri, rinforzata per l'occasione da Milena Vukotic e Anna Teresa Rossini, annoverava fra gli altri Mariano Rigillo e Gloria Christian, Tommaso Bianco e Giacomo Rizzo, Leopoldo Mastelloni e Sebastiano Somma, Tato Russo e Francesco Canessa, capoclan dei parenti acquisiti dei De Filippo.
   Non mancavano neppure i politici, da Paolo Cirino Pomicino a Vincenzo Vita. L'arte, poi, era rappresentata al massimo dei livelli immaginabili, ossia da Mimmo Paladino. E per chiudere con la cronaca, Ingrid Sansone - la nipote di Luisa Conte, un altro pezzo pregiato della tradizione teatrale napoletana - mi ha annunciato, forse contagiata dal generale entusiasmo, un suo progetto sull'indimenticabile nonna.
   Sul palcoscenico, Luigi De Filippo ha ricordato il padre, gli zii e il nonno Eduardo Scarpetta tessendo, con agile ironia, una fitta trama di aneddoti e sue poesie. Ma è stato dai personaggi presenti in sala che son venute le testimonianze più probanti di quanto il magistero attorale di Peppino abbia fatto breccia. Pippo Baudo, per esempio, mi ha detto senza esitazioni: «Peppino era un genio. Aveva, insieme, il senso del comico e quello del tragico. E, per giunta, sapeva improvvisare in maniera semplicemente formidabile». E Giovanna Ralli ha aggiunto: «Peppino De Filippo? E come si fa a dire chi era Peppino De Filippo? Io ho cominciato con lui, avevo appena dieci anni. Ed oggi posso dire soltanto che Peppino era unico. Punto e basta».
   Ti sorprendi, infine, a constatare che anche fra i non addetti ai lavori è fortissimo e vivissimo il ricordo di colui che la stampa locale - durante la tournée che (su invito del governo sovietico) lui fece nella primavera del '65 fra Mosca e Leningrado, toccando addirittura Riga e Tallinn - non ci mise molto a definire come «l'erede di Scaramouche e di Molière». Valentina Rossi Fanelli, che gestisce un albergo proprio nei pressi del Parioli Peppino De Filippo, commenta: «Negli ultimi anni il Parioli era caduto piuttosto in basso. Che ora rinasca nel nome di uno dei più grandi attori del Novecento è motivo di speranza per tutti noi».
   Diavolo d'un Peppino. Vuoi vedere che sarà capace di far bene, oltre che alla cultura, anche all'economia del quartiere?

                                                   Enrico Fiore

(«Il Mattino», 30 novembre 2011)

 
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