Creato da melonima il 12/02/2008

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Maya

Post n°129 pubblicato il 23 Settembre 2009 da melonima

 

 

 

 

Una conquista dell’intelligenza maya fu la scoperta del simbolo ZERO,
la rappresentazione scritta del nulla: per questo la loro matematica,
pur differente dalla nostra, permetteva già duemila anni fa
calcoli sorprendentemente precisi.
Una scienza, pur nel suo rigore, aperta all’arte e alla fantasia:
per esempio,
uno dei due sistemi numerici da essi impiegati consisteva di venti simboli,
da 0 a 19, rappresentanti altrettanti volti umani visti di profilo,
ma lo zero poteva apparire in altre ventiquattro raffigurazioni diverse,
che paiono fiori, frutti e animali stilizzati.
Le loro tavole di computazione hanno quindi l’aspetto di graffiti decorativi.
Il secondo sistema, quello che probabilmente veniva comunemente usato,
appare più pratico: l’unità è rappresentata da un punto, cinque unità da una barra,
mentre lo zero disponeva sempre di una varietà di simboli. Nel far di conto,
i Maya incolonnavano i numeri, in modo che alla base vi fossero quelli da uno a venti,
nello spazio superiore i multipli di 20, fino a 380;
quindi quelli di 400, fino a 7600, di 8000 fino a 152000, e via dicendo.
In questo modo gli operatori, che tuttavia non dovevano essere moltissimi,
riuscivano a compiere le quattro operazioni e ad estrarre le radici quadrate e cubiche,
sebbene gli studiosi moderni non siano ancora riusciti a comprendere come facessero.
Anche nel computo del tempo,
i Maya sembrano essere stati affascinati dal numero 20, probabilmente considerato sacro.
Essi erigevano ogni venti anni una colonna (che gli archeologi chiamano stele),
sulle quali erano scolpiti i simboli degli avvenimenti e dei personaggi di quel periodo:
quel che conosciamo della loro storia deriva in gran parte dalla lettura delle stele superstiti. Attorno al 700, nel periodo classico, cominciarono però a innalzare colonne ogni dieci anni
e nella decadenza ogni cinque anni.
I Maya erano molto attenti al moto degli astri, costruirono infatti le loro città seguendo particolari allineamenti.
Molte città erano orientate verso la levata o il tramonto del Sole ai solstizi,
inoltre l'orientazione teneva conto della latitudine del luogo, cosicché non tutte le città
hanno la stessa disposizione assoluta, ma relativa alla propria posizione geografica.
Inoltre i Maya utilizzavano gli assi delle loro città e quelli dei palazzi più importanti per determinare con l'anticipo di uno o due dei loro mesi il passaggio del Sole allo zenit.
Tale momento era di particolare importanza poichè coincideva con l'inizio della stagione
delle piogge, la più importante dell'annata agricola.
Numerosi sono i templi che presentano punti di osservazione fondamentali
per la vita dei Maya.
Sulla gradinata della piattaforma superiore
c'è una nicchia nella quale due piccole colonne
(una bianca ed una rossa) inquadravano una persona che, guardando di fronte,
poteva vedere il tramonto di Venere quando, ogni 8 anni,
raggiungeva la sua massima declinazione negativa.
Si potevano fare allineamenti anche dalle finestre in cima alla torre:
sulla prima si poteva osservare il tramonto del Sole agli equinozi;
la seconda puntava sul tramonto di Venere

quando aveva la massima declinazione negativa
e la terza sulla levata di Achernar, la stella principale della costellazione dell'Eridano.
Lo studio del moto di Venere era molto importante,
come si può rilevare dalle tavole del Codice di Dresda

che trattano in modo accurato delle previsioni sulle apparizioni di questo pianeta.
E' interessante inoltre notare che i templi Maya avevano tutti 365 scalini,
uno per ogni giorno dell'anno, ad evidenziare ancor di più
come questo popolo fosse ben attento al tempo.

 

 


 
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guida il mio sonno mentre ti canto,
donami luce volandomi accanto,
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fammi dormire con gioia nel cuore.

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vieni e domani faremo una festa,
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vieni, e il mio canto sarà il mio compenso.

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