Counselling di Yaris

Empatia a scuola


  Il mio mestiere e' "fare l'insegnante". Volutamente uso i termini "Mestiere"e "Fare l'insegnante" piuttosto che la parola "Insegnare" in quanto significativi di una padronanza di metodi e di strategie  che ogni insegnante si gioca, nella propria esperienza di insegnamento, in bilico tra la dimensione delle conoscenze tecniche e delle procedure e la dimensione socio-affettiva. Fare l'insegnante, per me, vuol dire avere come strumento di lavoro "me stessa"; voce,  personalità, volto, sorriso, per tradurre e comunicare le conoscenze, in particolare, le conoscenze scientifiche ( cultura medico-sanitaria), nel modo piu' efficace possibile.
 E il counselling? Sono approdata al counselling perché sentivo che avevo più necessità di affinare  le modalità relazionali che approfondire nozioni;  più necessità di formazione che di supporti teorici.  Il rapporto docente -alunno e' un rapporto delicato che richiede attenzione per creare un clima favorevole e, principalmente, empatia per percepirne i bisogni fino ad assumerne le prospettive.Ciò non vuol dire far proprie le prospettive dello studente bensì coglierne le motivazioni, riconoscerne gli interessi e le priorità e accompagnarlo in un processo di individuazione e riconoscimento della propria "vocazione" ad apprendere.So che questa mia affermazione può causare dissensi, ma prima di ogni metodo, prima di ogni azione, c'è un'intenzionalità; cogliere quell'intenzionalità è utile a  ridurre la distanza tra studente e insegnante e l'errata interpretazione degli atteggiamenti ad essa sottesi. L'empatia, in tal senso, favorisce la curiosità e l'iniziativa personale e, non ultima, la costruzione attiva delle conoscenze da parte dello studente e la capacità di traslarle in situazioni reali. Quando lo studente dimostra di riuscire a sviluppare i suoi apprendimenti e ad utilizzarli in termini da lui considerati significativi, gran parte del processo di apprendimento è avviato e la relazione docente-discente fa il resto.