Counselling di Yaris

Il perdono


Perdonare e' spalancare una porta all'infinito che alberga in noi.E' comprendere che non ci sono limiti all'amore se non ciò che noi stessi poniamo come limiti.E' riconoscere che la pietà non e' compassione, ne la pazienza sopportazione.E' rispondere ad una chiamata ad amare incondizionatamente.E' vibrare con la luce per ricreare un mondo migliore. 
 Riporto questo post convinta che "nessuna libertà è possibile senza perdono".DONARE PER NON PERDEREUn proverbio italiano dice: “Vi è più onor nel perdonare, che piacer nella vendetta”.Un’errata concezione del perdono sostiene che chi perdona è un debole.Questa considerazione porta con sé delle domande: se il perdono è davvero la risposta dei deboli, perché è così difficile? Perché ci costa così tanto? Perché, pur sapendo che sia giusto, facciamo così tanta fatica a concederlo?La verità è che ci vuole tanta forza per comprare un regalo a chi non se lo merita.Tanto coraggio per decidere di “donare” il proprio desiderio di vendetta.Il vero perdono non è mai una cosa semplice e neanche immediata. Occorre spesso del tempo (molto) prima che la decisione possa davvero maturare.Perdonare è concedere la grazia.È provare il desiderio di rivalsa, e pure disfarsene (dal significato per-donare).Perdonare è un po’ come morire, è un po’ del nostro ego che muore a favore dell’altro.È un dono e come tale ha un costo.Costa un pezzetto di noi stessi, un pezzetto delle nostre ragioni, del nostro senso di giustizia, del desiderio di aggressione e di vendetta.Eppure il costo non è paragonabile ai benefici che produce nel carattere, e alla nostra salute psicofisica. Richiamando l’analogia economica, potremmo definire il perdono come un’operazione che alla fine ci consegna sempre un bilancio positivo: costi < benefici.Perdonare non è perdere, non è sminuirsi, non è umiliarsi.È, al contrario, la capacità dell’uomo maturo di andare oltre. Una persona con un forte carattere deciderà di perdonare anche se sa di avere ragione. Lo farà per la sola esigenza di andare avanti e di non fossilizzarsi inasprendo il proprio rancore......Vivere nel risentimento è essere focalizzati sull’ offesa. Tormentati dal rancore e dal ricordo. Questa situazione dà potere all’ autore dell’offesa dentro di noi. Perdonare è sciogliere il nodo e slegare il legame togliendogli questo potere.Attendere che l’altra persona si renda conto del male che ci ha procurato per perdonare o aspettare che l’altra persona ci chieda scusa per prendere la nostra decisione è come mettere nelle mani di quella persona la nostra salute.È far dipendere da lei il nostro sorriso, il livello di pressione arteriosa, il mal di schiena; in due parole, il nostro benessere fisico.Riprendiamo in mano il controllo della nostra vita, del nostro destino, della nostra capacità di commuoverci o di gioire. Meglio non restare per troppo tempo in balia della capacità di comprensione della persona che ci ha fatto del male.Facciamo tesoro dell’esperienza e decidiamo di rilasciare le energie negative che ci legano, decidiamo per il nostro bene. In fin dei conti meglio focalizzarsi su ciò che abbiamo il potere di cambiare davvero, noi stessi!Il Mahatma Gandhi diceva: “Il perdono è la virtù dei forti”.C’è da crederci!