Counselling di Yaris

Escher e la percezione


Era un po' che mi ripromettevo di farvi partecipi della bellissima esperienza vissuta al Chiostro del Bramante  dove sono andata a vedere la Mostra di ESCHER. Cercherò di raccontarla attraverso le stesse parole e le immagini, prodotte da Escher, che mi hanno fatto entrare letteralmente in un altro mondo. Il mondo della percezione impossibile eppure logica; dell'astratta e pur concreta realtà rappresentata dall'autore nelle sue opere.“Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”
I Tre MondiCosì introduce Escher il motivo che ha ispirato la sua litografia i Tre mondi in cui superficie, profondità e riflesso sono poste su un unico piano, quello dell’acqua, che accavalla mondi reali e mondi riflessi fra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.
Entrare nel Mondo di Escher, per me è stata, contemporaneamente, una sorpresa e una riscoperta di quella realtà percepita e rappresentata nella sua Opera.Sorpresa della fonte d'ispirazione italiana; di quei paesini e cittadelle della Calabria, le cui scalinate e viuzze, hanno rappresentato per l'autore,  la sfida del movimento e della prospettiva,  dall’andamento imprevedibile e spaesante.I suoi disegni sono provocazioni che egli crea per affinare la nostra percezione dello spazio, per svelare i limiti e le ambiguità delle nostre capacità percettive ma anche per interrogarci sulla realtà delle nostre percezioni, con un chiaro riferimento alla psicologia della Gestàlt, di cui utilizza  i principi percettivi.
Sorpresa dalle sue provocazioni logico-matematiche; dalla riscoperta di una percezione della natura rappresentata attraverso tassellazioni che ne sfumano i confini fino a farci percepire altro, affascinato come era dalla regolarità e la periodicità della forme, fino a voler arrivare a concepire l'infinito.
“Noi non conosciamo lo spazio – scrive Escher – non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo percepiamo. Siamo in mezzo ad esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla... Vediamo soltanto sentieri, segni; non vediamo lo spazio vero e proprio”.Dire che ne sono uscita entusiasta è dire poco. Come sempre mi capita, in questi casi, la percezione si accompagna al sentire fino a fondersi. Ed è silenzio.